Chikamatsu Monzaemon: il limbo sottile degli amanti

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Di Redazione Metropolitan

Il teatro Kabuki é un tipo di rappresentazione teatrale sorta in Giappone all’inizio del XVII secolo. La sua evoluzione é segnata dall’imprescindibile figura di Chikamatsu Monzaemon ( 1653- 1724).

Un sussulto dietro l’inespressione.
La bianca levigatezza dei volti incrina i contorni del buio, si priva del verbo, strappa al fonema le sue corde.
Ohazatzu e Tokubei.
Come sagome fluttuano gli amanti.
Come corpi si dimenano nella mimica struggente del silenzio.
Nella piéce di Chikamatsu Monzaemon, i fili dell’inanimato recuperano la suggestione del vivente, ne incorporano spessore, battito, dramma.
Null’altro che marionette, burattini avvolti in pregnante pallore.
La cadenza si fa grave.
Il molle dinamismo si arrende alla lentezza, alla significanza.
Sonezaki Shinju.
Il dramma del suicidio si consuma, si arrampica nel limbo sottile che congiunge reale e irreale.
Un mutismo crudo é quello del “Bunkaru”, teatro di marionette plasmato, affermato come lento quanto progressivo mutamento del “Kabuki”, del lessema enigmatico la cui stessa morfologia reca in sé la dimensione vibratile dello “straordinario” ( Kabuku= essere fuori dall’ordinario).
Ed ecco si combinano i suoi ideogrammi; si modula lo spazio.
La danza, allora predominante, si fa più marginale, si fonde a luoghi nuovi, a nicchie segrete.
Laddove si attua, l’innovazione non s’impone ma si mesce con l’antica poesia.
Con evidente anticipo rispetto dell’Occidente, il “Mawari butai” ( palcoscenico girevole) e ancora lo “Hanamichi” cosiddetto “ponte di fiori”, funzionale e necessario spazio di preludio che l’attore percorre prima del debutto.
Tra le viscere della metamorfosi si situa dunque il lavoro del drammaturgo giapponese il cui teatro, é luogo suggestivo di appariscenza.
Si nasconde Tokubei, sotto le gonne del kimono dell’amata e pronuncia parole solenni: morirà per lei.
Schiacciato tra le grinfie di un impossibilità sociale, l’amore si innalza all’atmosfera rarefatta della morte, elegge il sacrificio come mezzo estremo e cruento di liberazione.

Giorgia Leuratti