Basilicata: terra selvaggia incastonata nel tempo

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Di Redazione Metropolitan

Tra i monti della Basilicata è nata una riflessione, magari banale, che però si è insinuata in modo insistente nella mia testa: perché questa terra è così sconosciuta?

Da quando il Molise, con la storia che non esiste, ha finalmente acquisito un’identità, sembra che al suo posto sia subentrata silenziosamente la Basilicata.

D’altra parte, come dargli torto? La maggior parte delle persone al massimo sa che si trova più o meno in quel buco nero, fatto di mistero e domande senza risposta che aleggia tra Campania, Puglia e Calabria.

Io che però quest’anno mi trovo “intrappolata”, come quando ero una giovincella, nelle lande desolate della Lucania, con la mia incontenibile voglia di viaggiare brutalmente bloccata, continuo a chiedermi perché mai una regione del genere debba essere segregata a vacuo punto indefinito sulla mappa, senza che nessuno sappia cosa si nasconda veramente in questo angolo silenzioso del nostro Paese.

Un po’ so che è colpa anche dei suoi abitanti: in quanto popolo piuttosto riservato, anche se profondamente accogliente, amano fin troppo vivere in un luogo incontaminato dal caos che, nel bene o nel male, caratterizza i suoi vicini (tranne il Molise, perché quello comunque non esiste).

In fondo si può biasimarli? Tuttavia non è poi così giusto lasciarlo nascosto agli occhi del mondo.

Basilicata Matera
(foto dal web)

Perché alla fine la Basilicata è proprio questo: un piccolo luogo incontaminato della nostra terra, fatto di rigogliosa natura selvaggia e luoghi incastonati nel tempo.

E’ una terra in cui per chilometri e chilometri non incontrerai mai grandi città, ma solo paesini arroccati, incorniciati da un verde quasi opprimente e solo lievemente accarezzati dallo scorrere degli anni.

Cornici naturali che racchiudono alcuni dei borghi riconosciuti tra più belli d’Italia, come i più famosi Melfi e Venosa, impreziositi dai loro meravigliosi castelli e da una storia millenaria, ma anche luoghi nascosti e tutti da scoprire.

Avete mai sentito parlare di Valsinni? Probabilmente no, è un piccolo centro abitato che si perde tra le alture.

Basilicata Valsinni
Valsinni (foto dal web)

Lì, nella fortezza che sovrasta il paesino, aleggia ancora il fantasma di una giovane poetessa, tradita dalla propria famiglia, solo per colpa del suo amore.

In quello che una volta era il borgo di Favale, la gente vive ancora a stretto contatto con il passato, legata indissolubilmente alla tragedia di Isabella Morra, figlia di un feudatario del 1500 che incontrò la morte per mano dei fratelli, a causa della relazione epistolare che aveva con un poeta spagnolo.

Il fascino di queste vicende impregna ancora i vicoli di Valsinni, e i suoi abitanti sono profondamente connessi allo spirito della giovane Isabella, che ancora oggi a volte si affaccia alle finestre del suo castello, facendo di questo, come di tanti altri paesini, un affascinante gioiello celato agli occhi di molti.

Aliano
I calanchi (foto dal web)

La Basilicata è così: una terra di briganti e storie mai raccontate, che si fondono inevitabilmente con la leggenda e le donano quel tocco di mistero che la rende unica.

E allora percorrendo le sottili strade che serpeggiano tra boschi e montagne, puoi incontrare paesi intagliati nella roccia che ti tolgono il fiato, borghi completamente abbandonati, città innominabili e piccoli agglomerati di case a strapiombo sulla valle, che sono riusciti a rapire anche il cuore di un Carlo Levi costretto alla prigionia.

Se poi è il richiamo della natura ciò a cui non potete resistere, allora dovete perdervi tra l’immenso verde che questa regione può offrire.

Basilicata
Pietrapertosa (foto dal web)

Non solo il più famoso Parco Naturale del Pollino, che essendo l’area protetta più grande d’Italia regala una superficie sconfinata di meraviglie naturali in attesa di essere esplorate, ma qualcosa di più raccolto, riservato e forse prezioso.

Vicino alla città di Melfi, proprio accanto al monte Vulture, da quello che in epoche lontane era un vulcano sono nati due laghi. Intorno a questi, si estende la riserva regionale Lago Piccolo di Monticchio, che offre un paradiso verde conosciuto ai pochi e che inevitabilmente fa innamorare chiunque abbia la fortuna di passare tra quelle terre.

Adatto a qualsiasi tipo di esigenza, che sia il relax o l’avventura, i laghi di Monticchio regalano un’esperienza unica ed indimenticabile, in un luogo che sembra essere stato dipinto per lasciare lo spettatore incantato.

Monticchio
Laghi di Monticchio (foto dal web)

E si è fortunati, ci si può anche imbattere in una bizzarra coppia sposata. Nel loro chiosco un po’ isolato, oltre a ricevere la più calorosa delle accoglienze, come solo la gente lucana sa fare, vi gusterete un panino che non dimenticherete mai. Forse perché dopo tre anni lo starete ancora digerendo, ma di certo non lo scorderete, e soprattutto non lo rimpiangerete.

Qui veniamo infatti ad uno dei grandi segreti della terra lucana, che quei furbastri degli abitanti si tengono ben stretto e che invece tutti dovrebbero conoscere: il cibo.

Perché si sa, nel Sud Italia si mangia bene dovunque, ma mai una volta che venga nominata la cucina della Basilicata.

Viene elogiata quella campana, quella calabrese, quella pugliese e quella siciliana, ma della Basilicata non c’è mai traccia.

Eppure, sappiate che non ha niente da invidiare alle sue cugine, anzi spesso le sorpassa senza problemi. Ma siccome nessuno lo sa, rimane nell’ombra.

Grazie ad un’origine povera, semplice e genuina, e alcuni assi nella manica insuperabili, non c’è modo che la cucina regionale lucana vi lasci indifferenti.

Lucana
(foto dal web)

Nel complesso è una perfetta via di mezzo tra le tre che la circondano, ma in qualche modo più semplice e leggera.

Questo se non si fa caso al mezzo litro di olio che i miei parenti mettono nella pentola per preparare lo spezzatino d’agnello. Certo, magari la prima volta che lo vedi ti fa impallidire, ma se lo si assaggia, il sapore è qualcosa al quale non saprai più resistere.

E se parliamo di assi nella manica uno fra tanti troneggia per la sua magnificenza: il peperone di Senise.

Nei dintorni di questo piccolo paesino piuttosto anonimo chiamato Senise, viene coltivato un particolare tipo di peperone, che per qualche motivo solo in quelle terre cresce con il suo sapore caratteristico e che è riconosciuto e ricercato in tutto il mondo per il suo gusto unico.

Peperoni di Senise
I peperoni di Senise (foto dal web)

Da esperta estimatrice di peperoni posso dire che non ha eguali: da solo il suo sapore è qualcosa che non si troverà mai da nessun’altra parte, e come ingrediente nelle pietanze conferisce una ricchezza che spesso regala quella marcia in più alla sconosciuta cucina lucana.

Se poi lo si essicca, nasce il peperone crusco, qualcosa di sublime, che una volta era cibo poverissimo ed ora viene considerato ingrediente da gourmet.

peperone crusco
Il peperone crusco (foto dal web)

E se oltre ad un peperone inimitabile ci aggiungiamo dei fagioli dal gusto incredibile? O formaggi con procedimenti di stagionatura antichissimi, che al di fuori della regione vengono venduti a prezzi esorbitanti?

Tutti ingredienti poveri, tutti frutti della terra che qui fanno parte dell’alimentazione quotidiana e che il mondo riconosce come eccellenze inarrivabili, ma che nessuno sa veramente da dove provengano.

Vi posso svelare un altro piccolo segreto?

Tra i tanti prodotti del Sud molto famosi, c’è sicuramente la soppressata proveniente dalla Calabria. Salume esportato e apprezzato ovunque, è sicuramente qualcosa di cui andare fieri nel nostro Paese.

Beh, non me ne vogliano i miei amici e parenti calabresi (perché sì, tre quarti del mio sangue proviene da lì), ma quella prodotta in Basilicata è molto più buona. E lo dico con cognizione di causa, poiché sono cresciuta mangiando sia l’una che l’altra.

Adesso i calabresi che conosco me ne diranno di tutti i colori, ma se uno scrive deve essere pronto ad accettare le conseguenze nel divulgare la verità, quindi fatevi sotto.

Vi rivelo l’ultima dritta, per farmi perdonare anche dai calabresi che si saranno infervorati: se passate per Potenza, che tra tutte queste meraviglie è una delle poche non particolarmente degne di nota, su di un’altura, isolata, silenziosa e piuttosto difficile da trovare, si staglia un piccolo monastero di suore di clausura devote a Santa Chiara.

Potenza
Potenza (foto dal web)

Le sorelle, immerse nella calma di quel luogo distaccato, pregano molto, lavorano incessantemente, ma soprattutto cucinano un sacco. E cucinano bene.

E allora per pochi euro in offerta alla loro comunità, potrete mettere le mani su dolcetti e marmellate deliziose, creme e conserve sott’olio che possono creare dipendenza per la loro bontà e anche liquori particolari dai gusti più disparati, da i più dolci e delicati come la cannella, a quelli che ti sturano lo stomaco con un sorso, come il finocchio.

Una volta scoperte queste delizie, posso assicurarvi che non potrete più farne a meno.

Per concludere, questo mio divagare non vuol essere una guida turistica, altrimenti avrei parlato dei Sassi di Matera, una città suggestiva e meravigliosa, nominata capitale europea della cultura di quest’anno, del mare di Maratea e di quelle altre poche altre cose che si conoscono anche fuori, o anche delle tantissime altre meraviglie che rimangono celate a molti e che non sono riuscita a nominare.

La mia intenzione era piuttosto quella di fornire un invito a guardare con un pizzico di attenzione in più ad una terra che, come mi ha suggerito un amico, “non si nota”.

O meglio, se vogliamo essere proprio precisi “non si fa notare”.

La Basilicata è una terra da scoprire, non per mezzo di un itinerario prestabilito, ma attraverso la sua gente, i suoi sapori e i suoi odori.

Melfi
Castello di Melfi (foto dal web)

Per poter conoscere questa regione bisogna sfiorare il verde dei suoi alberi, lasciarsi trasportare dalle strade che ti riportano indietro nel tempo, meravigliarsi di fronte alle tradizioni racchiuse tra le mura dei paesi, ascoltare le storie che nessuno ha mai raccontato e crogiolarsi in quell’atmosfera un po’ enigmatica eppure allo stesso tempo familiare che la caratterizza.

E una volta che si è preso un assaggio di tutto ciò, l’incantesimo si compie: alla fine volenti o nolenti il fascino della Basilicata ti rapisce, la sua ricchezza sconosciuta ti tramortisce e prima che tu te ne accorga finisci per innamorartene, senza avere più alcuna via di scampo.

Antea Ruggero

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