Blake Griffin: quando la lealtà non paga

Foto dell'autore

Di Redazione Metropolitan

Lo scambio del lungo ex Oklahoma da parte dei Clippers e un altro recente caso in cui la lealtà dei giocatori non è stata ripagata dalle franchigie.

L’ex segretario di stato Colin Powell disse che la lealtà è “dare un’onesta opinione, sia se pensi che essa mi piaccia o meno” e, rifacendosi a ciò, la mossa dei Clippers è stata “leale” nei confronti del loro ormai ex uomo-franchigia Blake Griffin, ma non è così semplice.

Il volo sopra una macchina che permise a Griffin di trionfare alla gara delle schiacciate

In estate, Griffin, nonostante i molti rumors che lo vedevano lontano dalla California e le molte offerte arrivate sul suo tavolo, ha rinnovato con i losangelini per 5 anni (Per un totale di 173 milioni di dollari, ndr), legandosi nuovamente alla franchigia che lo aveva scelto con la numero uno assoluta nel Draft del 2009. Questo legame, secondo alcuni insider NBA, era visto da entrambe le parti in causa, almeno dalle parole trapelate dall’incontro tenutosi in offseason per convincere Griffin a restare, come il penultimo passo per un’intera carriera ai Clippers, ma il 29 gennaio il vincitore dello Slam Dunk Contest 2011 è stato spedito a Detroit (In un pacchetto comprendente anche Reed e Johnson, ndr) in cambio di Bradley, Harris, Marjanovic, una prima e una seconda scelta a testimonianza della non sincerità della dirigenza nei confronti di Blake in estate. Vero è che i Clippers, dopo una stagione sul 50% di vittorie, visto l’addio di Paul in estate, dovevano ricostruire per non restare nella mediocrità della lega (Per l’articolo a riguardo clicca qui).

Lo scossone dato da Jerry West e dai suoi collaboratori ha visibilmente scoperto le carte degli “altri” di Los Angeles, con il piano estivo di non ricostruire, cercando di guadagnare il più possibile dall’addio di CP3 e firmando un giocatore a grandi cifre come Danilo Gallinari, andato in fumo. Infortuni e prestazioni mediocri dei nuovi (Per l’articolo sulla pessima e travagliata stagione del “Gallo” clicca qui), hanno messo la dirigenza in una posizione di dover muoversi sul mercato, tant’è che erano settimane che circolavano voci secondo le quali i Clippers stavano cercando acquirenti per il loro secondo contratto più pesante, DeAndre Jordan, e per l’unico giocatore, tra quelli arrivati da Houston, che sta disputando un’ottima stagione, ovvero Lou Williams. Invece è stato scambiato il volto della franchigia, dimostrando ancora una volta che la NBA, soprattutto dal punto di vista di proprietari e dirigenti è solo un business e che i giocatori sono soltanto pedine, anche quando dimostrano lealtà e un grande amore per la maglia.

Isaiah Thomas col suo “nuovo” compagno, LeBron James

Esemplare è il caso di Isaiah Thomas che, dopo il suo career-year e dopo aver giocato a pochissima distanza dalla morte dell’amata sorella per il senso di appartenenza che provava verso l’organizzazione e verso la città di Boston, è stato scambiato da Danny Ainge in estate per arrivare a Kyrie Irving (Per il video con la reazione e la spiegazione di Isaiah sulle sue sensazioni dopo la trade clicca qui). Nel video si vede la reltà negli occhi di Thomas e la si sente da ciò che dice:”It just hurts when you gave your heart and everything you had for that city […] That was a business move by a business man.” (Letteralmente:”Semplicemente fa male quando dai il tuo cuore e tutto quello che hai per quella città […] È stata una mossa d’affari di un uomo d’affari.” confermando così che la NBA, la lega più seguita al mondo, non è fatta di sentimentalismi, ma solo di affari, con le “oneste opinioni” sbattute in faccia senza diritto di replica. 

Marco Azolini