“Carnaio” è orrore quotidiano sublimato in arte | Recensione

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Di Redazione Metropolitan

La nuova carne è in città e ha fatto esplodere il suo Carnaio. Con buona pace di Cronenberg. Se volete carne, surrealismo e pessime scelte morali, siete nel posto giusto.

Carnaio, antologia di narrativa novocarnista è uscito il 13 settembre e l’ho letto tutto in un giorno. 200 pagine di orrore quotidiano, pornografia morale e odori mefitici.

“Cari sodali, poche grandi invenzioni degne di nota hanno cambiato il mondo: la polvere da sparo, l’anarchia, la pornografia, Internet, i totalitarismi e lo splatterpunk ne sono solo un modesto esempio.
Ora però avete due possibilità: continuare nelle vostre letture e pratiche insulse oppure provare l’ebbrezza di qualcosa di davvero innovativo.
Esce oggi, ESCE ORA, Carnaio, prima antologia di narrativa novocarnista“.

Industria Tipografica Novocarnista sulla loro pagina Facebook

Questa antologia, Carnaio, è una raccolta di racconti brevi che seguono il vessillo de La nuova carne, manifesto letterario e artistico in opposizione alla “letteratura immacolata e standardizzata dell’italietta dei Parioli”.

“Quest’antologia non vi farà stare bene. Non è il genere di cose da tenere alla portata dei bambini o delle donne gravide. Pare faccia male alla pelle, all’ego e al buon senso. Dopo averla letta non vi sentirete persone migliori. Non troverete un’ancora di salvezza ma l’ennesima conferma di perseguire le vostre personali esistenze nei soliti gironi infernali del quotidiano”.

Introduzione a Carnaio, antologia di narrativa novocarnista, di Alessandro Pedretta e Sergio Di vitantonio

Dietro le quinte di Carnaio: cos’è La nuova carne?

Carnaio, antologia di narrativa novocarnista e un bel tè caldo (foto dell'autrice)
Carnaio, antologia di narrativa novocarnista e un bel tè caldo (foto dell’autrice)

La nuova carne emette il primo vagito nell’ottobre del 2018, dopo una gestazione lunga, una torbida estate, nella sua primaria natura di rivista web e, forse nasce per noia o magari per l’audacia di dare asilo a un orrore quotidiano sublimato in arte e resoconto delle bassezze e delle profondità di questo oggetto da esperimento che va sotto il nome ricorrente di Uomo“.

Introduzione a Carnaio, antologia di narrativa novocarnista, di Alessandro Pedretta e Sergio Di Vitantonio

La nuova carne, che si definisce una rivista di cultura estrema, è un progetto sperimentale nel panorama italiano. Sicuramente non è letteratura e arte per chi è innamorato di Giorgio Faletti e Fabio Volo. Quando Gianni, un mio contatto di Facebook, mi ha chiesto informazioni sul novocarnismo, la mia risposta è stata la seguente:

Novocarnismo è il termine con cui il collettivo La nuova carne descrive il proprio operare artistico (principalmente letterario). Prendono ispirazione da un’idea di letteratura non aulica, ma profondamente legata alla “carne”, per l’appunto. Immagina Cronenberg, David Lynch, Stephen King, Philip K. Dick, e Carpenter messi insieme.

Fotogramma di Twin Peaks di David Lynch (credits: TgTourism)
Fotogramma di Twin Peaks di David Lynch (credits: TgTourism)

La nuova carne, che ha dietro di sé autori vari più o meno navigati, segue un’idea di arte lontana dai circuiti mainstream dell’aulico o del commerciale a tutti i costi. Strutture narrative che passano per il post-moderno e poi ritornano sui loro passi per distruggerlo. Si tratta di letteratura prodotta da un gruppo di irriducibili, di persone che scrivono non perché non possono vivere senza scrivere, ma perché vogliono lasciare un segno. Un taglio. Vogliono sfregiare creando mutazione.

“I concorrenti dovevano dire qualcosa di intelligente prima di lasciare il programma. Se lo preparavano prima. Facevano prove. Anch’io le ho fatte. Qualcosa sulla scrittura che salva l’anima. Un’altra cagata”.

da Tagli di Andrea Sola (in Carnaio, antologia di narrativa novocarnista)

La letteratura “mutante” de La nuova carne

Come ci insegna la biologia evoluzionista, alla base dell’evoluzione c’è la mutazione. Se volessimo essere evoluzionisti anche nei confronti dell’arte, si potrebbe dire che Carnaio e il collettivo che gli ha dato vita, La nuova carne, sono una delle tante mutazioni all’interno della cultura letteraria e artistica mainstream. La nuova carne non è l’unico collettivo a fornire questo genere di risposta al mainstream artistico, ci sono autori che si avvicendano su questa strada da anni (e anche secoli). Lo stesso collettivo si diverte a citarli, a girarci intorno: Chuck Palahniuk, Stephen King, Jean-Luc Godard, William Gibson, ecc.

William Gibson (credits: Wired)
William Gibson (credits: Wired)

La nuova carne però, e leggendo Carnaio lo si capirà anche meglio, è uno dei pochi gruppi italiani a voler seguire questo genere di sperimentazione. Si ergono sparuti e consapevolmente sgradevoli, sono quell’etichetta della maglietta che ti dà fastidio sul fianco o dietro alla nuca. Sono come degli Scapigliati del XXI secolo. Sono perfetti? Ovviamente no (come poi se la perfezione gli interessasse…). Ci sono racconti che per me in qualità e narrazione superano nettamente gli altri, ma questo non vanifica minimamente l’effetto primigenio della loro intenzionalità letteraria. Sono brutti, sporchi e cattivi… e hanno anche altri pregi. Essere sgradevoli è un’arte. Essere sgradevoli per l'”Intellighenzia” è una medaglia al valore.

Trionfo della Morte di Bruegel (perché Carnaio e La nuova carne hanno degli antenati illustri)
Trionfo della Morte di Bruegel (perché Carnaio e La nuova carne hanno degli antenati illustri)

Credo che la mia descrizione sia un buon inizio per entrare nel mondo di Carnaio.

Carnaio e la simbologia della mosca

Carnaio, antologia di narrativa novocarnista mostra subito la corrente a cui vuole unirsi. E lo fa partendo subito dalla copertina. La simbologia della mosca, animale totemico di tutti i cultori dell’orrido artistico e cinematografico, appare in tutta la sua gloria. Vedi una mosca su una mano in putrefazione e pensi subito a David Cronenberg, a William Golding, a Clive Barker, a Dario Argento, a George A. Romero, a Sodoma e Gomorra, a Jericho e Belzebù.

Logo de La nuova carne
Logo de La nuova carne

Alla mosca è anche dedicato un racconto all’interno dell’antologia, La mosca democratica, che conferisce a questo animale potere mistico. La base della copertina poi non poteva che essere rossa: un preludio simbolico al ritorno agli umori della carne.

La nuova carne come critica e presa in giro

L’operazione proposta da La nuova carne è quella di uno sfregio, seguendo le orme del buon vecchio Fontana con le sue tele tagliate. Uno sfregio di questo tipo ha due componenti fondamentali.

  1. Carnaio come critica sociale e letteraria: messaggio di critica allo status quo letterario portato avanti dalle multinazionali del libro, le quali appiattiscono l’offerta e riducono il libro a una merce normalizzante destinata a target preconfezionati;
  2. Carnaio come presa in giro: atteggiamenti da giullare e giochi di stile che affondano la spada nel fianco dei vecchi signori e delle massaie che evadono attraverso 50 sfumature di grigio.

Si fa riferimento molto spesso, nella letteratura di Carnaio, alla cultura pop. La si manipola e ci si dialoga costantemente. Si rielabora persino Il Signore degli Anelli in chiave urbana e lercia. Non si guarda in faccia neanche a Howard Phillips Lovecraft e ai suoi Antichi. Non si teme neanche di giocare con la Bibbia, come lo fece a suo tempo Philip K. Dick con la trilogia di Valis.

Tutto può essere traslato nella suburra delle emozioni e dei corpi.

“Siamo demoni per alcuni, angeli per altri”.

Pinhead in Hellraiser di Clive Barker

Carnaio e la critica nei confronti delle logiche del “mercato dell’arte”

In più di un racconto presente in Carnaio si ritorna sullo status quo dell’arte e sulle sue logiche. Si prende in giro l’arte contemporanea, si prende in giro la letteratura contemporanea, si prende in giro lo show business che si dà un tono e i suoi creativi. Gli autori stessi si prendono in giro. La critica mossa nei confronti della creatività mercificata e post-capitalista è ripetuta e ripetuta, in certi racconti più di altri. Carnaio ha il retrogusto di un manifesto embrionale. Si gioca con i tabù, si gioca con gli escrementi, si gioca con l’indecente pur non diventando indecenti. La descrizione meticolosa di oggetti e realtà sporche e segrete porta verso l’iperreale. Un iperreale che raggiunge il surreale con il suo eccesso di realismo.

I racconti dell’antologia de La nuova carne

Carnaio è composto da 25 racconti brevi. I temi sono vari, l’unica regola seguita è quella di riportare all’estremo il contatto con la carne e i suoi umori. La lettura è piacevole e la raccolta di 200 pagine si completa facilmente anche in una giornata. Nessun racconto è scadente, ma ho percepito uno spartiacque che divide l’antologia a metà. Da una parte ci sono dei racconti che risaltano per innovatività e narrazione; mentre dall’altra parte ci sono i racconti che mi hanno dato l’impressione di essere forzati. Mi spiego meglio.

Ci sono racconti, come Mai più al ristorante cinese di Stefano Spataro, che giocano con il lettore, facendo fare il lavoro sporco alla sua immaginazione e alle sue sensazione autoindotte. Ci sono poi racconti che, seguendo anche dei binari già tracciati dalla folla di autori sperimentali anti-sistema precedenti, riescono ancora a raccontare qualcosa. Altri racconti invece hanno una struttura già vista, che non riesce a far smarrire il lettore, e si limitano a “colpi di scena” destabilizzanti o a descrizioni dense magistrali (un esempio tra tutti è Fame di Antonio Amodio). Come delle pillole di genialità ingoiate da un insieme che le soffoca e non gli dà il giusto risalto.

La mia top 10 di Carnaio, antologia di narrativa novocarnista

  • Mai più al ristorante cinese di Stefano Spataro: “Di fronte a me Dana sta fiutando il muro. Lo annusa nella speranza di capire da dove venga questo odore fastidioso”.
  • La scommessa di Anna Maria Dall’Olio: “Capisco subito che stanno lì non per una festa, non per il bombo, non per lo sballo: servono una divinità”;
  • Anche il futuro ha le unghie sporche di F.T. Hoffmann: “a mettermi nei guai siete stati voi. Sì, voi, con i vostri giudizi bigotti da baciapile. Se avessi potuto tenerle in casa senza temere giudizi spietati non sarebbe successo nulla”;
  • Tagli di Andrea Sola: “Una poesia sull’Olocausto. Dal punto di vista di un mattone di un campo di concentramento. Un mattone antisemita. Una cagata, ve l’ho detto”;
  • Nigger di Secondo Premio: “Una volta sfondato dalla noia, perso l’interesse, smarrito l’obiettivo esistenziale, l’unica cosa che ci resta da fare è ammalarci”;
  • Le droghe fanno male, ma anche i vecchi non scherzano di Graziano Delorda: “Se solo provo a muovere la lingua sento il viso aprirsi in due come quello del Barone Ashura, se provo a muovermi l’Etna erutta dalle mie chiappe, se chiudo gli occhi rivedo i ghigni di chi mi ha ridotto così”;
  • In utero di Elia Gonella: “Nessuno divide felicemente lo spazio con il prossimo: la convivenza, il matrimonio, la famiglia esistono per dividere le spese e sopravvivere, ma sono compromessi aberranti contro la nostra natura”;
  • L’osservatore di occhi, Life from Stacy’s Room di Nicola Brizio: “Per quanto mi riguarda possono privarci di tutti i diritti che vogliono ma sul diritto di essere incazzato col mondo non transigo, quello è mio e nessun regime post-Bomba si deve azzardare a toccarmelo”.
  • Tanz bambolina di Matteo Pavone: “Il corpo è offerta sacrificale. Il corpo implora il ritorno all’inorganico, nel frattempo non si nega nulla. Il corpo non importa, ciò che conta è la mente”;
  • Il tuo bene di Luca Giommoni: “Lo Zanni, con la sua indelebile espressione da vinto sulla faccia, ripeté per l’ennesima volta la domanda: <<Ragazzi, ma dove mi state portando?>>”.

Opinione su Carnaio, antologia di narrativa novocarnista

Consiglierei Carnaio, antologia di narrativa novocarnista? Ovviamente sì. E il mio sì è ancora più forte proprio perché si tratta di un prodotto made in Italy. Iniziative come quelle de La nuova carne e Carnaio devono essere incoraggiate e premiate. Queste prese di posizione artistiche osano in un terreno difficile. Le logiche della cultura e dell’arte in Italia si muovono prettamente su due binari:

  1. la torre d’avorio dell’accademia aperta solo agli “eletti”;
  2. i libri-merce a target diversificato.

Ben venga allora la sperimentazione, anche se si rischiasse di cadere nel già visto o nel voler impressionare a tutti i costi in modo forzato (cosa che in Carnaio obiettivamente si respira a volte). Ben venga la presa in giro delle nostre stesse coordinate, delle nostre stesse idiosincrasie, delle nostre divinità intoccabili.

“Gloria e vita a la nuova carne, come diciamo noi, con buona pace di Cronenberg”.

Introduzione a Carnaio, antologia di narrativa novocarnista, di Alessandro Pedretta e Sergio Di Vitantonio

di Eleonora D’Agostino

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