Rugby, 16 gennaio 1998 e quel tanto atteso YES

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Di Redazione Metropolitan

Sono passati ben 21 anni da quello storico giorno, quello del via libera da parte delle 5 grandi del vecchio continente per la partecipazione dell’Italia al grande Torneo.

Ci sono giornate che possono cambiare uno sport, attimi che possono dare una svolta ad un movimento. Momenti che rimangono comunque impressi nella memoria di uno sportivo e, di tutte quelle persone che credono in progetti importanti. Per il rugby italiano questo giorno può essere ricordato come il 16 gennaio 1998. Quel giorno nella sala riunioni della federazione francese in Rue de Liege 9 per oltre un’ora i dieci dirigenti delle maggiori federazioni  europee (2 per nazione) si riunirono per discutere l’approvazione dell’Italia nel 6 nazioni. Alle 16.40 in punto il gallese Vernon Pugh con un breve comunicato ha reso noto il parere positivo all’ingresso del massimo torneo continentale della federazione italiana a partire dall’edizione 2000. Da anni la federazione italiana aveva dimostrato la voglia ed una costante crescita sia nell’organizzazione interna che nei risultati sul campo accostandosi sempre di più tra le grandi squadre mondiali con vittorie pesanti contro Francia e Irlanda e sconfitte sempre minori fino alla conquista della coppa FIRA nel 1997.

Un dossier di 66 pagine e un video documentario hanno cosi convinto i rappresentanti di Galles, Scozia, Irlanda e Francia. I rappresentanti inglesi se pur diedero parere positivo dovevano presentare il quesito al consiglio federale che ufficializzò l’ammissione dell’Italia il 20 febbraio dello stesso anno ma ormai era diventata solo una formalità visto che difficilmente potevano più tirarsi indietro. La spedizione italiana guidata dall’allora Presidente Giancarlo Dondi potè esultare finalmente per il traguardo raggiunto e per aver portato l’Italia tra le grandi d’Europa.

Ad oggi sono passati ben 21 anni da quell’importante decisione e ben 19 edizioni disputate dagli azzurri nel massimo torneo continentale. La prima partita nel 6 nazioni, il 5 febbraio 2000 contro la Scozia. Partita  che faceva presumere un andamento positivo degli azzurri e l’affermazione internazionale di una federazione in continua crescita e piena di giocatori talentuosi, facendo sognare anche i numerosi tifosi della palla ovale che speravano più che mai nella consacrazione del rugby in Italia è finalmente riuscire a battere i colossi di questo sport che fino a poco prima osservavamo dal basso verso l’alto.

Purtroppo siamo stati costretti troppo presto nello svegliarci da questo sogno è abbiamo dovuto fare i conti con la realtà. Col passare degli anni molte le delusioni e tanti i rimpianti. In mezzo anche qualche bella soddisfazione. Con la certezza che quel Gap tra l’Italia e le 5 grandi d’Europa ancora non è stato colmato. Troppi gli anni arrivati ultimi e tante le partite continue senza vincere.

E con l’inquietante domanda che spesso ci poniamo se realmente ad oggi abbiamo una nazionale con giocatori che siano in grado di disputare partite di alto livello. E se veramente l’Italia merita ancora un posto tra le grandi del Rugby d’Europa. Certamente con quel “Yes” c’era anche la fiducia nella crescita del movimento e di tutta la federazione, ovvero maggior visibilità, migliori introiti economici, avere strutture moderne e stadi al pari dei grandi templi europei della pallaovale ed alzare la qualità del campionato italiano.  Ad oggi forse siamo distanti dalle aspettative di 21 anni fa. Certamente abbiamo 2 franchigie che militano nel pro 14 e danno la possibilità a molti giocatori di confrontarsi con realtà importanti e che forniscono alla nazionale giocatori preparati ad affrontare grandi sfide e anche la qualità del gioco sembra essere migliorata.

Adesso siamo alla vigilia della ventesima edizione del 6 nazioni che vedrà ancora la nazionale impegnata e fare i conti con la realtà. Fino ad oggi su 95 incontri la nazionale italiana ha perso 82 incontri vincendone 12 (7 con la Scozia, 2 con il Galles, 2 con la Francia e 1 con l’Irlanda). Siamo certi che quel Yes ha influito molto in questo sport a livello nazionale e non solo, rendendo il rugby in Italia quasi uno sport nazionale. Con la speranza che un giorno altri muri saranno abbatuti.