Il live di Cecco e Cipo: l’ironia del duo tra cantautorato e rock‘n’roll

Foto dell'autore

Di Redazione Metropolitan

Era il 2014 quando andava in onda l’audizione a X-Factor di Cecco e Cipo (Simone Ceccanti e Fabio Cipollini) duo di Vinci che ha conquistato il grande pubblico grazie all’allegria e alla genuinità.

Sono successe tante cose in 5 anni, e nel mezzo ci sono stati un altro album (Flop), tre anni di pausa e Straordinario, ultimo lavoro, uscito il 15 marzo; ma la simpatia che aveva convinto il pubblico alle audizioni è la stessa che è trasparsa durante il live al Covo-club, nella tappa del 3 maggio a Bologna.

La serata viene aperta da Tutte le cose inutili, duo toscano (sotto l’etichetta Black Candy Records, stessa di Cecco e Cipo), la cui esibizione tocca punti molto intensi nel momento in cui viene ricordato il libro+cd “Preghiere Underground”, uscito nel 2013, con il pezzo “Stelle comete”, lettura musicata di un estratto del libro.

Subito dopo inizia il live: Cecco e Cipo aprono la serata con “Tutto il bello che c’è”, una simpatica dedica d’amore in versione rock and roll, che scalda subito il pubblico. La scaletta realizzata dal duo alterna in modo equilibrato i brani presi da tutti e quattro gli album, e il risultato è un climax di pezzi movimentati (“Amore a strisce” – dall’album Flop) che alterna l’ironia frizzante e la simpatia (“La licenza di tuttologo” – Lo gnomo e lo gnù) a note più malinconiche e romantiche (“Intanto vai”), seguite da ballate folk, come “Rosa”, che ricorda felicemente la “Gianna” di Rino Gaetano (Rosa sogna sempre un castello / Una spiaggia, un secchiello / Sogna l’acqua del mare / Rosa ha un cane bianco e marrone / Dorme dentro un cartone /Forse non sa nuotare).

I ragazzi sono spontanei e genuini, cercano spesso il contatto dei fan, si divertono e fanno divertire. In particolare è bello notare come il pubblico accompagni, praticamente tutti i brani, con balli e coreografie, come succede con “Ninna”, durante la quale si muove a tempo simulando le onde del mare.


Cecco anticipa con una piccola spiegazione “Fantacalcio” estratto da Straordinario: il brano è auto-ironico, ed è dedicato al famoso gioco che tiene occupati parecchi ragazzi, ma che vede Cecco posizionato all’ultimo, “anzi, penultimo” posto in classica.

Così si chiude la prima parte della serata, e inizia il momento acustico: la band lascia il palco, mentre risuona “OiOi”, brano sarcastico, che ironizza, con la simpatia autentica propria dei due artisti, sull’attuale scena musicale italiana (“Oioi, urlo ma non sto morendo / volevo solo fare colpo / gareggiando col momento musicale / quindi starò male per voi, oioi / son depresso e mangio male / e oggi ho fatto indigestione di pasta al buio e pesto a colazione / e in rotazione Spotify”).


Ancora nell’intimità donata dal momento, il duo si esibisce con “Vacca boia”, brano che venne scelto per le audizioni a X-Factor e che in poco tempo portò il video dell’esibizione a due milioni di visualizzazioni. È il loro biglietto da visita, nasconde dietro un argomento divertente e leggero la buona capacità di scrittura e l’ironia genuina che tanto piace a chi li segue.

Otto e mezzo”, presentato da Cipo con un piccolo richiamo a Mastroianni (il titolo del brano riprende un lavoro omonimo di Federico Fellini), chiude il momento acustico della serata: il complesso torna sul palco e realizza la cover di “Willy, il principe di Bel Air”. Il pezzo pone al centro della serata la band, tanto che ad un certo punto il duo lascia il palco e si gode lo spettacolo degli assoli incredibili degli strumenti direttamente dalla prima fila.

Bè” – Lo gnomo e lo gnù e “Ma l’amore che cos’è” – Flop separano questo momento dallo stampo blues da “Dovresti farci una canzone”, “il pezzo più punk dell’album”, come lo definisce Cipo, che vede il pubblico, su incitamento degli stessi artisti, impegnato in un po’ di sano pogo.

Con “Decidi tu” (uno dei brani più delicati del nuovo album, dedicato ad un amore forse agli inizi, che porta con sé una serie di interrogativi: “Ma tu che cosa sei? / Non so nemmeno come cantarti / Non so neppure quanti anni hai) e “Non voglio dire” (brano giocato su una serie di doppi sensi) si apre la parte finale della serata: dopo le ultime canzoni arriva il bis di “Tutto il bello che c’è”, e il concerto si chiude con il duo che canta e suona, accompagnato dalla band, direttamente in mezzo al pubblico, in un momento sia intimo che divertente, sulle note di “Buonanotte sua maestà”.

È stata una serata imprevedibile, che rappresenta fedelmente il lavoro e il modo di fare dei due artisti: non hanno paura di sperimentare e rischiare, realizzando brani che vanno dal punk al cantautorato più ironico, toccando anche toni intimi e romantici. Mettono sicuramente di buon umore, e il loro è uno di quei concerti da cui esci sudato e con le gambe che fanno male, che vorresti continuassero tutta la notte.

Chiara Grauso