Coez, è sempre bello averti intorno [Recensione]

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Di Arianna

E’ sempre bello esce allo scoccare della mezzanotte del 29 marzo con Carosello Records, il quinto album di Coez con una guerrilla d’amore nella Capitale e Milano, con manifesti tratti dal suo ultimo lavoro

Ho incontrato Coez poche ore fa durante il party all’Arco della Pace a Milano, abbiamo aspettato insieme lo scoccare della mezzanotte col countdown proiettato sulla volta del dazio di Levante, scoppiato alla fine in urla di gioia dei suoi amici più stretti e dei suoi fan di sempre. E’ sempre bello è fuori, la quinta fatica del cantautore romano anticonformista, che odia essere etichettato, che di indie non vuole sentir parlare.

Se ascolti il quinto album di Coez tutto d’un fiato sotto il cielo di Milano (Stamattina col sole era bella pure Milano), si arriva alla decima traccia col sorriso sulle labbra. Quel sorriso di chi compie un viaggio non semplice, ma forte di essere riuscito a giungere a destinazione. Tutto intero.

E’ sempre bello – Cover Album Carosello Records

Questo è il viaggio di Silvano Albanese, in arte Coez, che torna in studio con Niccolò Contessa de I Cani, e realizza 10 tracce dieci come gli anni di carriera. Coez chiude un cerchio con E’ sempre bello, fa i conti con se stesso, con quello che è stato e quello che è diventato. E parla di se anche e soprattutto attraverso l’amore, a cui ha dedicato la sua musica in questi anni, e lo racconta toccandosi con le mani e coi pensieri (Vai con Dio), coi mazzi di fiori sul sedile e le canzoni che fanno bagnare (La tua canzone), con elastici e catene (Catene), di finestrini abbassati e piedi sul cruscotto, di code e di genitori nevrotici (Domenica), di rabbia da sputare in bocca, di addii che non durano perché “ci si voleva bene da togliere il fiato” (Mal di gola), di piccole Ninne Nanne in chitarra elettrica, in cui “Dottore, l’amore come va?”, sì, tutto bene, ma con te io non ci sto bene. Il vero pugno in faccia arriva alla chiusura. Aeroplani, il monologo di un uomo ormai a 35 anni coi suoi demoni, fatto di ammissioni “Non voglio mai quello di cui ho bisogno”, di nostalgie di tempi passati, infantili, di quei giochi fatti con le mani verso il cielo. Coez ci parla solo attraverso con tutto ciò che si può toccare, sentire, annusare. E se a volte ci fa male, è la dolcezza della sua voce che ci ripara.

Guerrilla d'amore a Roma (Coez - E' sempre bello)
Guerrilla d’amore a Roma (copyright dell’autrice)

Conosco Coez da un bel po’, prima che facesse un casino da un sacco di dischi di platino. Prima che le radio finalmente decidessero di mandarlo in rotazione, prima che tutti si chiedessero “Ma chi cazzo è Coez?”. L’ho conosciuto con Cielo di Sabbia, una canzone degli esordi che penso se provassimo a cercarla troveremmo solo un audio registrato su Youtube. Era una canzone semplice, che un mio amico continuava a far risuonare in casa per ore a rotazione. Era semplice, ma per quanto nessuno la sopportasse, mi si era ficcata in testa. Il ritornellaro romano lo capisci solo se ci sei stato dentro. Alle rotture, alle perdite, alle mancanze, agli amori sbagliati. Se ti sei sentito sbagliato. Se non ci siete passati, faticherete a capire perché Coez merita. Merita di essere ascoltato, dico. Coez è diretto, semplice, onesto. Lui parla di sé stesso, e decide di fare ciò che è meglio per chi sa parlare ad uno specchio: scrive. Butta giù tutto. Sui taccuini, su fogli strappati mentre vola su un aereo, sulle Note rubate del suo iPhone. Sa che niente deve essere perso. E scrive d’amore. Diciamocelo senza fare troppi giri di parole. L’amore è una cosa semplice. Siamo noi che lo complichiamo. Con le situazioni, con i demoni, le paure. E Coez decide di parlare con quello stesso linguaggio, e vince, perché arriva diretto come un pugno in faccia. Mette a nudo i suoi difetti, beve, fuma, è una testa di cazzo. Ma si rivela. Per questo è bello. Perché non c’è niente di più bello che essere nudi, a sto mondo.  Ed è proprio da nudi che sentiamo il bisogno di essere capiti. E se lo fa una canzone, ti senti quasi protetto. A me Coez ha cambiato parecchie giornate. A volte ha detto cose che non riuscivo a dire e le ha dette al posto mio. Con semplicità. Per molti è stato un amico in questi dieci anni. Ma soprattutto a esser nudi, ci si sente liberi da ste corazze, da sti inganni. E finalmente liberi di dire che sì, cazzo, io canto a squarciagola per le strade di Roma, in macchina con le mie amiche il cd di Coez, col finestrino abbassato e il vento che mi sbatte in faccia. Ed è sempre bello.

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