Consip: bufera dopo la pubblicazione dei verbali della discordia

Foto dell'autore

Di Redazione Metropolitan

Inchiesta Consip: bufera e polemiche dopo la pubblicazione dei verbali della pm di Modena Lucia Musti al Csm. Il pubblico ministero parla dei sui rapporti con i carabinieri Gianpaolo Scafarto e Sergio De Caprio. E dei loro metodi spregiudicati, con il sospetto di fini politici. I verbali del magistrato sono stati pubblicati da parte Repubblica, Corriere e Messaggero. Renzi all’attacco: “Volevano usare Consip per gettare fango addosso a me”.

L’ex premier Renzi che denuncia una “macchina del fango” credits: laNazione.it

Nessuno ha mai pensato che l‘inchiesta Consip sarebbe stata un affare semplice. E così si sta puntualmente verificando. L’ultimo colpo di scena in ordine di tempo riguarda i verbali di Lucia Musti, pm di Modena, che lo scorso 17 luglio è alla prima commissione del Csm. E parla dei suoi rapporti con i carabinieri che si stanno occupando dell’inchiesta Consip.

Si tratta del capitano del Noe Gianpaolo Scafarto, indagato ora per falso proprio nell’ambito dell’indagine sul caso Consip, il colonnello Ultimo (il col. De Caprio) e il capitano Scafarto, poi incriminato.  La lunga audizione del magistrato è rimasta per tutto agosto nei cassetti del Csm, e solo il 14 settembre è partita alla volta della procura di Roma, che ha messo Scafarto sotto inchiesta. Un’attesa motivata dalle ferie, ma che già solleva più di un interrogativo per la durata decisamente lunga.

Il caso scoppia quando la stampa (Repubblica, Corsera, Messaggero) pubblica stralci dei verbali di Lucia Musti. Verbali nei quali si leggono queste parole:

“Se vuole ha una bomba in mano. Lei può far esplodere la bomba. Scoppierà un casino. Arriviamo a Renzi”

Queste le frasi riferite dalla magistrata durante l’audizione al Csm e che sarebbero state pronunciate più di una volta da Ultimo e Scafarto. Frasi che gettano sulle indagini un’ombra di fine politico. Ma la pm Musti parla anche di metodi “spregiudicati” dei carabinieri di Consip e di un atteggiamento da “esagitati”. 

Tutti i carabinieri sotto accusa si sono dichiarati innocenti e hanno rigettato le accuse. Il colonnello De Caprio, il Capitano Ultimo che arrestò Totò Riina, dice di non aver mai svolto indagini per fini politici. E parla di una campagna di linciaggio mediatico nei suoi confronti. Stampa contro la quale ha già intrapreso le vie legali.

Inchiesta Consip: le reazioni del Pd e di  Matteo Renzi

Immediata e forte la reazione dell’ex premier Matteo Renzi, che va all’attacco senza indugi. “Quelli che volevano usare Consip per gettare fango addosso a me vedranno quel fango ritorcersi contro. Il tempo è galantuomo, lo sarà anche per la vicenda Consip”. Renzi ribadisce anche la sua fiducia nella magistratura e nella giustizia e chiude con un “Pretendiamo che la verità venga fuori”, prima di un breve accenno alla sua “vicenda personale, umana, molto sofferta”. Ricordiamo infatti che, in uno dei filoni dell’inchiesta Consip è stato indagato anche il padre, Tiziano Renzi, che non ha voluto rilasciare dichiarazioni sulla vicenda.

Tiziano Renzi/Foto ANSA

Va all’attacco anche il Pd, che parla di “Un caso di una gravità assoluta“. Ai limiti del “colpo di Stato” per Michele Anzaldi. Questa invece la dicharazione di Dario Franceschini: “Stiamo imparando dai giornali che c’è stato un tentativo, con ogni mezzo, di coinvolgere il premier. Una cosa è il dibattito interno o esterno al Pd, una cosa lo scontro tra partiti o gli attacchi a Renzi, ma questo è un fatto di una gravità istituzionale enorme, e azioni e parole di chiarezza e solidarietà dovrebbero arrivare da tutti, avversari compresi”.

Nessun commento invece dal ministro allo sport Luca Lotti indagato, in uno dei filoni d’inchiesta, per rivelazione di segreto d’ufficio insieme al comandante generale dei carabinieri Tullio Del Sette ed al generale di brigata dell’Arma Emanuele Saltalamacchia.

La vicenda: i verbali della pm Musti sui carabinieri di Consip

Secondo quanto riferito da Repubblica, i colloqui risalgono alla primavera del 2015: ad aprile di quell’anno, la Procura di Modena aveva appena ricevuto gli atti dell’inchiesta sugli affari della coop Cpl Concordia, trasmessa da Napoli per competenza territoriale nella città emiliana. La stessa procuratrice davanti alla prima commissione del Csm “racconta di aver visto Scafarto e Ultimo particolarmente ‘spregiudicati’ e come ‘presi da un delirio di onnipotenza’”.

Inoltre, dopo che a Modena era stato trasmesso dai Pm di Napoli Henry John Woodcock, Celeste Carrano e Giuseppina Loreto uno stralcio dell’inchiesta su Cpl-Concordia, con allegata un’informativa in cui erano inserite intercettazioni tra il generale della Gdf Michele Adinolfi e l’allora premier Matteo Renzi, De Caprio le avrebbe detto: “Lei ha una bomba in mano, se vuole la può far esplodere”.

Musti si sarebbe sentita quasi messa sotto pressione, come se la sua libertà e le sue prerogative di capo di una Procura potessero in qualche misura essere coartate. Il verbale di Musti al Csm, che rientra in un accertamento avviato per far luce sulla fuga di notizie del luglio 2015 sulle telefonate tra Renzi e Adinolfi, èd è stato inviato ai Pm di Roma per approfondimenti.

Intanto il Colonnello Ultimo nega tutto e, a proposito del procuratore Musti afferma di non averla “mai forzata in nessuna cosa” e di aver sempre svolto “le indagini che ci ha ordinato con lealtà e umiltà”. “Non ho mai parlato di Matteo Renzi né con la dottoressa Musti né con altri”, aggiunge.

Quale sarà dunque la verità? Per saperlo dovremo attendere l’esito di altre indagini.

Federica Macchia