Nuova Zelanda, strage moschee: quando i social diventano amplificatori dell’orrore

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Di Redazione Metropolitan

Nuova Zelanda si rende protagonista di un terribile attentato terroristico postato, poi, dallo stesso attentatore in diretta Facebook.

Nuova Zelanda al centro di un attacco ben organizzato e pianificato compiuto da un 28enne australiano, Brendon Tarrant, con la complicità di almeno tre persone, due uomini e una donna, arrestati con lui. Il killer ha ripreso i minuti dei due assalti nelle moschee e li ha trasmessi in diretta tramite Facebook.

"L'attentatore, Brendon Tarrant - Photo Credit: www.giustizianews.24.it"  nuova zelanda
“L’attentatore, Brendon Tarrant – Photo Credit: www.giustizianews.24.it”

Il massacro in Nuova Zelanda in diretta via social

L’attacco combinato a Christchurch, in Nuova Zelanda, di matrice razzista, è costato la vita ad almeno 49 persone e decine di feriti. Ma il bilancio è ancora provvisorio. Però, ciò che crea maggiore sgomento è la modalità dell’assalto. A rendere ancora più raccapricciante l’intera vicenda è il fatto che il killer abbia filmato l’intera azione sanguinaria, postandola poi su Facebook attraverso un video trasmesso in streaming. Il suo intento era colpire anche l’opinione pubblica: per questo si è messo una telecamera in testa e ha filmato gli orribili venti minuti in diretta. Video che, poi, è stato censurato collettivamente.

“Una foto che immortala alcuni momenti in diretta dell’assalto – Photo Credit: www.tpi.it”  nuova zelanda
“Una foto che immortala alcuni momenti in diretta dell’assalto – Photo Credit: www.tpi.it”

I social possono essere veicoli di criminalità?

Sicuramente, il terribile gesto fa pensare al ruolo che sta assumendo oggi i social. Come canali amplificatori di cattivi messaggi e menti terribili per radicalizzare questo tipo di orrore. La violenza diventa show e va a caccia di “like”. Il web è il terreno fertile per diventare mezzo di trasmissione e di esaltazione di pensieri riguardanti denigrazione, violenza e morte.

“Il web è il veicolo di amplificazione dei messaggi – Photo Credits: www.linkiesta.it”  nuova zelanda
“Il web è il veicolo di amplificazione dei messaggi – Photo Credits: www.linkiesta.it”

La propaganda come mezzo di diffusione estremista

I terroristi usano i social per reclutare sostenitori, fare proselitismo, organizzare attacchi. Classico esempio è l’Isis. La propaganda viene usata dai terroristi come una forza moltiplicatrice per rafforzare l’impatto delle loro azioni. Una propaganda terroristica che i media, anche inavvertitamente, stanno alimentando.

“Il proselitismo dell’Isis sul web – Photo Credit: www.umbria24.it”  nuova zelanda
“Il proselitismo dell’Isis sul web – Photo Credit: www.umbria24.it”

È anche in questo contesto così critico come, appunto, quello della strage nelle moschee in Nuova Zelanda, che si rende necessaria una riflessione su come i media possono inavvertitamente contribuire a un simile clima di tensione. Poiché il rapporto simbiotico tra media e terrorismo sembra essere piuttosto complesso e controverso.