Depressione Post Partum

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Di Redazione Metropolitan

Sempre più spesso ci si trova a confrontare con casi di neomamme che davanti al forte stress del post parto reagiscono facendo del male ai propri figli e a se stesse.

Quando ci si trova di fronte a questi casi, spesso si sente parlare di Depressione Post Partum, o depressione puerperale. Con il termine depressione post partum si indica un episodio depressivo, non psicotico che inizia o si estende al post partum (Cox, Murray, Chapman, 1993; O’Hara, 1994; Watson et al., 1984).

E’ bene chiarire subito che non sempre le madri che soffrono di depressione post partum finiscono per fare del male fisico a loro stesse o al loro bambino. Quello che però va compreso e che se non si interviene le conseguenze nella vita del nascituro e della madre, e della famiglia saranno egualmente drammatiche. ll 67% delle madri depresse riferiscono, infatti, difficoltà di interazione e attaccamento. L’interscambio è stato riconosciuto come essenziale per un’efficace relazione madre-bambino, capace di prevenire le conseguenze a lungo termine sullo sviluppo cognitivo, sociale ed emotivo del bambino.

DepressioNeomamma con bambino
Depressione Post Parto: Una neo-mamma con il suo bambino. [Foto di Zahed Ahmad]

In passato si pensava erroneamente che questo stato fosse una sorta di “esaurimento nervoso” dovuto al parto che veniva visto come un fattore di stress. Le ricerche però hanno mostrato quanto questo quadro fosse “riduttivo” rispetto al disturbo stesso anche perchè nella depressione post partum la dimensione depressiva è oscurata da quella ansiogena.

La depressione post partum colpisce circa una neomamma su dieci

Secondo il Ministero della Salute la depressione post partum colpisce, con diversi livelli di gravità, dal 7 al 12% delle neomamme ed esordisce generalmente tra la 6ª e la 12ª settimana dopo la nascita del figlio.

La mamma si sente irritabile, stanca, in colpa verso il bambino, inadeguata, inutile, ha difficoltà di concentrazione, disturbo dell’appetito, pensieri suicidari o di morte, perdita di interessi e mancanza di energie. Questi pensieri insieme alla privazione del sonno che quasi sempre accompagnano il post partum rendono la presenza del bambino un ostacolo per la neomamma che si sente incapace di prendere qualsiasi decisione anche la più semplice.

Quello che distingue la depressione post partum dal cosiddetto “baby blues” (sensazione di malinconia e tristezza che insorge dopo 3/4 giorni e tende a risolversi spontaneamente dopo 15 giorni dal parto. Tale condizione è attribuibile oltre che alla fatica del parto anche al cambiamento ormonale nelle ore successive al parto crollo degli estrogeni e del progesterone) è la non transitorietà dei sintomi, che variando anche d’intensità possono restare per diversi anni

Esistono alcuni fattori di rischio che aumenterebbero la probabilità di soffrire di tale disturbo e sono:

1. storia precedente o familiare di depressione

2. depressione durante la gravidanza

3. eventi stressanti che non si sono elaborati durante la gravidanza: lutto, perdita del lavoro del partner, trasloco, la fine della relazione

4. rete famigliare e amicale povera.

E` inoltre interessante il fatto che l’età della madre non sia un fattore di rischio, ma che ad ammalarsi di questo disturbo siano spesso proprio le più giovani.

E` necessario chiarire però che non è detto che i fattori di rischio ci siano sempre. Può capitare che ad una donna possa insorgere la depressione post partum senza che prima abbia mostrato alcun fattore di rischio oppure viceversa: pur con la presenza di qualche fattore di rischio non è detto che si possa sviluppare la depressione post partum .

Cosa porta una donna a soffrire “potenzialmente” di depressione post partum?

La donna si sente sola, inutile, incapace di occuparsi di suo figlio. La maternità viene descritta come un momento di pura gioia ma le cose non stanno così; la stanchezza, il pianto del bambino, le continue visite di amici e parenti che non lasciano spazi, i commenti che le persone fanno alla neomamma la fanno sentire inadeguata. In più non poterne parlare, il senso di colpa insito non permettono a quei sentimenti di esprimersi. L’allattamento per esempio rappresenta un momento delicato che può portare una grossa fonte di stress nelle mamme. I racconti di allattamenti super facili, naturali si infrangono nella dura realtà e spesso dover ricorrere ai latte formulati diventa per la mamma una fonte di vergogna incredibile. Anche la tipologia di parto che si è affrontato può diventare motivo di ” colpa”, si sentono meno donne /mamme se hanno dovuto subire un taglio cesareo o ricorrere ad un’analgesia epidurale.

Cosa si puo` fare?

C’è un modo per proteggere le donne da questo disturbi? I corsi pre parto rappresentano una buona protezione, in quanto portano le donne a riflettere sulla dimensione del parto già da prima che questo avvenga. Il fatto che ci siano persone specializzate che sfatano il mito della maternità gioiosa, o l’allattamento facile, aiuta le donne a dare a questi due eventi una dimensione di ” normalità” con possibili difficoltà ” naturali” che possono essere riscontrate e che non determinano il valore accudente di una donna.

Un bambino in braccio alla mamma
Depressione Post Parto: Un bambino in braccio alla mamma. [Foto di Echo Grid]

Gli spazi mamma successivi al parto rappresentano dei momenti di condivisione con altre donne che hanno passato o stanno passando le stesse difficoltà e che in un’ottica di mutuo aiuto rendono questo periodo meno duro.

Le donne non andrebbero lasciate sole. Ma non è la solitudine fisica il vero problema ma quella mentale. I giudizi andrebbe lasciati fuori le porte delle case in cui vi è un neonato e due neogenitori. Ai neogenitori, ma alla neomamma soprattutto, bisogna far sentire che “lei” è quello di cui il suo bambino ha bisogno, lei e nessun’altra.

Bibliografia

http://www.salute.gov.it/portale/salute/p1_5.jsp?id=154&area=Disturbi_psichici

http://www.epicentro.iss.it/ben/2014/marzo/marzo2014.pdf

https://core.ac.uk/download/pdf/79616257.pdf