Disturbo da stress post-traumatico

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Di Redazione Metropolitan

Durante la prima guerra mondiale, gli inglesi coniarono il termine Shell Shock per descrivere una sindrome che colpiva i militari impegnati nel conflitto.

Inizialmente fu ipotizzata una causa organica (lesioni successive allo scoppio di granate) ma quest’ipotesi fu abbandonata al notare che anche i soldati senza alcuna lesione sviluppavano la sintomatologia. Il termine Disturbo Post Traumatico da Stress (PTSD) fu introdotto nel 1980 dall’American Psychiatric Association per designare  reazioni successive ad eventi traumatici che provocavano una sofferenza psichica in persone che non avevano mai sofferto di disturbi mentali.

Il Cervello Umano [Fonte: Wikipedia]
I primi ad essere osservati furono i reduci del Vietnam, oltre allo studio del disturbo, l’obiettivo fu anche di motivarne il risarcimento. Chi soffre di PTSD presenta insonnia, ipervigilanza, tende a rivivere l’evento stressante, angoscia, paura immotivata, compromissione del funzionamento delle aree sociali e lavorative. L’evento si rivive attraverso il ricordo con pensieri intrusivi (che il soggetto percepisce come non propri, su cui non ha controllo), con ricordi, flashback, incubi.

All’inizio si pensó fosse la natura del trauma, “straordinario”, la variabile più importante: quindi guerre, catastrofi, attentati terroristici. In seguito si ebbe un’apertura verso altri eventi traumatici come malattie, violenza fisica o sessuale, incidenti, furti, incendi o anche morte di cari e gravidanza, ritenendo questi in grado di provocare un PTSD in base al vissuto dell’individuo e ad alcuni fattori di rischio (anche se c’è da valutare se tali fattori sono specifici del PTSD o si riferiscono ai disturbi mentali in genere).

Per evitare che il PTSD potesse perdere la sua unicità sono stati redatti sei criteri specifici di cui tratteremo questi due:

  1. La persona deve rivivere costantemente il trauma, che provocandogli un grosso disagio compromette la sua vita lavorativa e sociale per un tempo stimato di almeno un mese.
  2. Deve accusare segni di evitamento, avere aumentato arousal (attivazione del sistema nervoso, con tachicardia, sudorazione, tendenza all’azione, tensione muscolare, aumentata attenzione ecc) e deve coesistere un evento che viene percepito come minaccioso, imprevisto, acuto.
Post Traumatic Stress Disorder

Alcuni studi ci mostrano anche l’esistenza di fattori di rischio come separazioni precoci, depressione e ansia, contatti precedenti con personale psichiatrico o psicologico. È interessante notare che nei bambini si è visto che una reazione controllata della madre ad un evento stressante di tipo straordinario riduce l’esposizione al PTSD da parte del bambino, che in caso contrario si mostra aggressivo e disorganizzato.

Si stima che negli USA il 3,5% sviluppi un PTSD, rispetto allo 0,5-1% degli altri paesi, e che il disturbo colpisca prevalentemente il genere femminile (50 – 70%) rispetto a quello maschile (60%) La psicoterapia cognitivo- comportamentale focalizzata sul trauma e la farmacologia sono i trattamenti di elezione per il PTSD.

Silvia Calvetta