FOCUS – La mano dell’allenatore: Inter e Milan sono tornate

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Di Redazione Metropolitan

Il campionato italiano può, finalmente, sorridere dopo almeno 6 anni di astinenza: Inter e Milan sono finalmente tornate. No, non si sta parlando di un’immediata guerra alla Juventus, regina indiscussa della nostra prima divisione; il riferimento è puramente legato al ruolo di protagoniste che le due compagini si sono ritagliate dopo anni di assenza o, quantomeno, di andamenti alternati.

Il merito è da attribuire principalmente a due proprietari che sono riuscite, in primis, a prelevare le azioni dalle mani di proprietari dalle dubbie competenze in materia; in secundis, la dirigenza forte e dalle grandi capacità di programmazione. Ausilio (e, da inizio dicembre, Marotta) e la coppia Leonardo-Maldini stanno trasformando Inter e Milan in corazzate degne di poter conquistare l’Italia e dei posti nell’Europa che conta. Ultimo, ma non meno importante (anzi!), è il merito che va conferito agli allenatori, giunti a Milano con grande scetticismo e che hanno conquistato gran parte degli sportivi italiani. Ma procediamo per gradi…

Spalletti, giunto nel capoluogo lombardo con la nomea di eterno secondo, è riuscito a conquistare tra alti e bassi il tanto ambito quarto posto. Quest’anno, complici gli acquisti estivi, ha fatto ancor di più: ha dato all’Inter una identità, quella che la stagione passata mancava e che, spesso e volentieri, era denominata molto goliardicamente Kulovic. Luciano Spalletti ha trasmesso molto a livello psicologico ai suoi ragazzi: i palloni non vengono mai buttati, si innesca l’azione sempre da dietro e con la palla a terra; non si molla un centimetro e tutti sono indispensabili (ma nessuno è fondamentale). Ebbene, è su questo punto che ci soffermeremo quest’oggi.

Keita Balde, attualmente l’arma in più dell’Inter

L’Inter, finora, ha compiuto un cammino molto sereno in ogni competizione: il turnover ha fatto sì che i giocatori potessero affrontare i più impegni settimanali senza pressioni e senza difficoltà nel gioco. Eh già, perché l’inventore del 4-2-3-1 ha saputo adattare il suo modulo , spesso, ad un 4-3-3 con l’inserimento di calciatori apparentemente ai margini: Gagliardini, Dalbert, Borja Valero e Joao Mario; anche lo stesso Keita che, attualmente, è uno degli uomini più in forma! Ma nessuno è indispensabile: le ultime prestazioni dei nerazzurri, infatti, sono state condizionate e non poco dallo scarso impegno, tecnico e fisico, di Ivan Perisic. Il croato non è mai in palla, fatica a puntare l’uomo e appare svogliato. I tifosi se ne sono accorti e hanno tutti rimproverato a Spalletti lo schieramento del numero 44 nelle ultime uscite dell’Inter, contro Tottenham e Roma. Ma chissà che il derby d’Italia non possa risvegliarlo (3 i goal di Perisic ella Juve, tra campionato e coppa).

Gattuso è stato quello che ha saputo gestire pressioni più pesanti rispetto al collega: arrivato in una situazione molto complicata, ha totalizzato un punto tra Benevento e Verona lo scorso campionato nelle prime due uscite, salvo poi rifarsi plasmando un Milan a sua immagine e somiglianza che è riuscito a qualficarsi in Europa League, permettendo all’ex campione del mondo di conquistare la fiducia dei vertici.

Kessie, il mattatore delle ultime partite del Milan

Il carattere di Gattuso è, forse, la componente più importante per il Milan in quanto squadra: la sua grinta e il suo essere sempre così deciso e arrembante, hanno permesso ai rossoneri di affrontare difficoltà pesantissime nelle uscite contro Lazio, Dudelange e Parma, squadre dal buon gioco e che avrebbero messo in difficoltà chiunque. Dovendo sopperire a infortuni gravi di uomini importanti (quali Musacchio, Romagnoli, Caldare, Bonaventura e Biglia), Gattuso è stato capace di adattare i suoi uomini sperimentando anche variazioni a centrocampo; ne sono un esempio Bertolacci, Halilovic, Mauri, Bakayoko e Kessié: i primi tre sembravano destinati ad un minutaggio pari a zero in questo Milan di titolarissimi, mentre il centrocampista in prestito dal Chelsea è cresciuto di partita in partita allonanando le sirene di mercato. Per quanto riguarda il centrocampista ex Atalanta, era stato impiegato davanti alla difesa come mediano di interdizione abbassando molto il baricentro della squadra ma, grazie all’impiego di quei desaparecidos, ha potuto ricominciare a giocare da mezzala ritrovando quel vizietto del goal che tanto serviva ad un Milan dall’infermeria piena (vedansi le marcature contro Lazio e Parma).

Le milanesi stanno tornando e, il prossimo anno, la lotta al primato potrebbe non essere più un tête-à-tête.

Nicola Gigante