Franco 126 Live | Roma 14. 03. 2019 [Report + Photogallery]

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Di Rossella Papa

Una festa bella romana con Franco 126: il concerto all’Atlantico di ieri sera

Ci fa vivere meglio Roma, Franco 126, quando ce la canta su tre strofe e per tre bire fuori dallo zozzone. Lo faceva anche prima con Carl Brave, ma la Roma di Polaroid ora ha sfumato tutta quella caciara in una malinconia serena. Ora Franco 126 canta solo, e quella solitudine -paradossalmente- ci fa sentire meno soli.

Franco126 ( ph: Valerio Sablone)

Ma ieri sera all’Atlantico ne eravamo tantissimi, ma anche Franchino era in buona compagnia. Accompagnato da due chitarre, il basso e la batteria, il cantante romano non si è fatto sfuggire colpi di scena:

forse ci aspettavamo Carl Brave, e invece a spalleggiare Franchino c’è stato prima Gemitaiz, e poi Tommaso Paradiso.

Ospiti eccezionali per i due duetti, Senza di me (con Gemitaiz e Venerus) e Stanza singola (con Tommaso Paradiso), che tutti sapevano a memoria e scelte azzeccate per i bis finali di un concerto breve e intenso.

Franchino, a tratti impacciato e timido. Niente animale da palcoscenico, ma il ragazzotto della porta accanto che anche sul palco ha riprodotto la sua Stanza singola, con tanto di divano e lampada -ma con un tetto più alto- forse per sentirsi a casa con qualche amico in più.

ph: Valerio Sablone

Una dimensione degli anni ’70 in un contesto contemporaneo: pensate a Franco 126 che ieri ha cantato Franco Califano con gli occhiali da sole.

E che ci immerge tra le scene di vita quotidiana con una semplicità bonaria. E ci regala la leggerezza che a Roma provi in motorino quando riprendi la tua strada, che sarà piena di sanpietrini ma almeno si balla.

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Roma è tutta una piazza, ma in Stanze Singole ora è più qualche vicolo stretto di Trastevere, le traverse buie di Campo de’ fiori; tutto il sole umido dai tetti del centro ora si sbiadisce nelle sfumature opache di qualche tramonto sui toni del tabacco.

C’è tutta la malinconia, il sublime e l’ineffabile voce che a Roma si confonde con l’eterno vociare. Sotto tutti quei toni alti e confusi c’è un rumore bianco, di fondo, che è un canto-una nenia- che ci riporta sempre a casa. Anche se siamo all’Atlantico.

Rossella Papa

La Photogallery è di Valerio Sablone