Gli sposi, una lunga dittatura d’amore

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Di Redazione Metropolitan

Fino al 12 novembre al Teatro India sarà in scena “Gli sposi – romanian tragedy, testo figlio del drammaturgo David Lescot che racconta la lunga storia d’amore e di dittatura di Nicolae Ceausescu ed Elena Petruscu, interpretati da Elvira Frosini e Daniele Timpano.

La storia di due dittatori che hanno governato e straziato la Romania per oltre un ventennio, raccontata a noi spettatori con una verve comica insieme ad una tragicità silente. I Ceausescu erano due tiranni del blocco comunista, più vicini alla Cina piuttosto che alla meno distante e fredda Russia. Erano due anime mediocri. Lei era una vera lady di ferro, protagonista assoluta della vita del coniuge e dei suoi compiti. Lui, un inetto, inerme, ombra dell’imponente personalità della moglie. Ombra spesso sottolineata dall’installazione – pannello, presente dietro gli attori, in modo da enfatizzare i movimenti dei suddetti e renderli visibili e forti come il messaggio che ci viene donato.

Daniele Timpano ed Elvira Frosini hanno il magico potere di renderli una coppia comune, ironica, che talvolta desta tenerezza , che per ogni dolce bacio dato, dà alla luce un erede. Elena, con gli occhi profondi e scuri della Frosini suscita un connubio di bontà e comicità, dentro il suo abito bianco candido, risultando una dittatrice fuori dagli schemi, mentre Nicolae è un uomo di potere impacciato e balbuziente. Timpano lo rende una pseudo “macchietta”, intriso da una forte gesticolazione e dal reiterare spesso gesti o movimenti che lo rendono unico e irripetibile. Una coppia come dei coniugi qualsiasi, che si ama, che balla “cuore matto” in romeno, che litiga per l’età di lei. Una coppia un po’ alla Sandra e Raimondo Vianello che in realtà, durante il novecento ha suscitato terrore e odio.

PH ©: Ilaria Scarpa

I due sposi tiranni alla fine saranno arrestati e processati fino ad essere fucilati a morte nel 1989, data chiave della storia contemporanea. Si abbatteva il Muro di Berlino. Si abbatteva quel silenzio assordante durato un ventennio. I corpi consumati dei Ceausescu giacciono a terra, e dietro di loro scorre la vita dopo la dittatura, di una società consumistica, spigliata e talvolta prima di etica, sotto le note della hit Dragostea din tei. Inizia così la rinascita accompagnata al regresso.

Il teatro di Elvira Frosini e Daniele Timpano lancia un chiaro messaggio sociale da decodificare; Grazie al teatro, in sé, nel suo tempo distaccato dalla realtà, possiamo carpire in modo comico un segno di protesta dinanzi alla realtà politica e sociale che ci circonda. Dobbiamo comprendere la storia e quindi il nostro passato per capire realmente chi siamo e cosa non vogliamo. I Ceausescu diventano un mezzo per comprendere la malvagità e nello stesso tempo la fragilità che il potere ha nelle persone. Le cambia, le plasma, le fa diventare potenti ma deboli. Il loro teatro è un teatro di umanità, e questo sentimento si respira sin dalla prima scena. In un mondo dove da tempo, fin dai tempi dei Ceausescu, non vi è più questa solidarietà fra uomini è bello ritrovarla e accarezzarla in scena grazie alla bravura di due attori come Frosini e Timpano.

 

Giorgia Pampana