I 10 nemici naturali dei Videogiocatori

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Di Redazione Metropolitan

Solo conoscendo  i pericoli è possibile evitarli, e noi siamo qui per questo.

 

Nonostante ciò che tutti pensano, essere un Videogiocatore non è affatto facile. Più paragonabile ad una giungla fitta di trappole, la vita di questa specie è costantemente messa in pericolo da numerosi e potenti nemici naturali, predatori pronti a tutto per agguantare il “Consolaro” di turno che, ignaro di ciò che si cela in agguato, cerca semplicemente di viveve la sua tranquilla partita, pad alla mano.

Proprio per garantire un’avventura serena ai player da console è necessaria l’informazione. Solo conoscendo  i pericoli è possibile evitarli, e noi siamo qui per questo.

Ecco quindi i 10 nemici naturali del Videogicatore di Console:

  • Il Saputello: Tra i nemici più infidi in assoluto, sono predatori che si inseriscono all’interno della mente del Videogiocatore per destabilizzarli con frasi del tipo “Ancora li sei? Io quel livello l’ho superato mesi fa!”, contornate sempre da un classico “Ma è facilissimo!”.
    Mentre voi siete li a giocare, magari sul vostro divano, vostro cugino vi è venuto a trovare con una scusa e sbam! parte ad infastidirvi facendo denotare che lui sa come va affrontato il Boss. “Eh ma devi metterti quell’oggetto li! Schiva così! No No! Quello no!”.
    Distratti, perdete ancora una volta dinanzi al Saputello che gongolerà compiaciuto. Ma non dategliela vinta. Mai e poi mai arrabiarsi dinanzi ad un Saputello poichè quello è il suo nutrimento, ciò che desidera, il suo fine ultimo. Per quanto sia difficile, reprimete l’istinto di distruggere il vostro controller sul suo sorrisetto sbeffeggiante da pubblicità di chewing gum senza xilitolo e, tappi alle orecchie, continuate per la vostra strada.
  • L’Imbattibile: Questa tipologia di nemico esce raramente dal proprio habitat naturale quindi, se siete stati così poco furbi da entrare nella sua abitazione, avete praticamente firmato la vostra condanna. Mossi dalla curiosità di un multiplayer o dalla voglia di far vedere quanto siete forti con Jin su Tekken, vi fate carico delle vittorie contro l’idiotissima CPU livello Hard e lo sfidate.
    Come già il nome fa notare: non c’è speranza. Vi farà il sedere a stelle e strisce, ci inciderà sopra il suo nome e vi farà notare quanto scarsi siete rispetto a lui che si è imparato ogni singola ten hit combo del gioco fino ad inventarne di nuove, inedite. Il vostro povero Jin le prenderà così tanto che vi chiederà di smetterla, rifiutandosi di essere selezionato.
    Evitare la tana è il metodo più efficace per salvarsi ma, se proprio non ci riuscite o questi si presenta a casa vostra, fate buon viso a cattivo gioco e, con sportività, proponetegli di insergnarvi qualcosa o, al limite, fate giocare un vostro parente e divertitevi a vedere le umiliazioni di qualcun altro.
  • Il Fortunato: Amareggiati dalle sonore sconfitte contro L’Imbattibile, cercherete la vostra autostima sfidando il vostro amico o parente che non ha mai, e sottolineo mai, toccato un videogioco in vita sua che non sia Candy Crush. Pregustate la vittoria, Jin è tutto carico e vi sorride pure, “Questa è la volta buona”, il match parte e… Sconfitta!
    Sfoderando mosse mai viste prima, il vostro avversario vi continuerà a spaccare la faccia con i personaggi scelti a caso, il tutto contornato dal rumore di tasti premuti con foga e senza un nesso logico.
    Dopo dieci, venti, trenta sconfitte abbandonate Jin, sperando di poter contare su personaggi imprevedibili come Eddy e quelli del suo genere. Se non puoi vincerli, unisciti a loro!
    Premete a caso tasti, scoprite nuove mosse senza ricordare cosa avete premuto per farle e, per una volta, divertitevi come il vostro amico a fianco. Oppure cacciatelo di casa sperando di salvare la faccia.

     Il Fortunato lo siamo stati tutti una volta nella vita.
  • Le Case Produttrici: Predatori principali dei poveri Videogiocatori, conosciute da tutti nel settore. Il loro ruolo sembra quello di una tenera madre che nutre i piccoli player, dando loro sempre giochi nuovi. Ma dietro questa maschera da brava signora, un po’ come in Futurama, si nasconde un mostro assetato di sangue o, in questo caso, di soldi.
    Proprio così, le case produttrici predano alle spalle i giocatori, rilasciando tantissimi giochi uno dopo l’altro, con trailer meravigliosi e personaggi accattivanti.
    Abbindolati come zanzare verso la luce, si viene quindi inglobati nel desiderio di possesso di un dato videogame. “Fin qui nulla di strano” penserete voi, ma non è così. In un singolo mese, quattro, cinque, dieci giochi tutti insieme, con le bellissime edizioni deluxe, collector, complete, best of the best ricche di contenuti speciali come statuette, contenuti scaricabili, cd con le musiche e pure le foto nude dei produttori.
    Il portafoglio piange, come anche il suo possessore, costretto a sborsare un fracco di soldi per avere il proprio gioco con la statuetta del personaggio preferito. E quando tutto sembrava finito, nell’accettazione che quei soldi siano ben spesi, arriva il colpo di grazia: DLC.
    Per salvarsi c’è poco da fare. Se non avete un conto in banca alla Bill Gates, mettetevi l’anima in pace ed accontentatevi. Una copia digitale va anche bene se la comprate a metà prezzo. Per i DLC… beh, sperate in un Season Pass economico.
  • Il Commesso: Simile ad un parassita, attacca le sue vittime quando queste vengono attirate nella trappola delle Case Produttrici. Voi siete li, avete in mente di voler comprare il vostro Final Fantasy quattromila a 50 € , andate alla cassa e pensate di pagare. Fatelo senza paura.
    Il Commesso fiuta la paura e l’insicurezza del vostro animo ed attacca non appena abbassate la guardia. Alla minima esitazione colpisce: “Solo questo? La Collector ti viene 20 in più ma conviene!”. Non ascoltatelo! Mai! “La garanzia? Ti costa 10 in più ma conviene!”. Vorreste pagare, vorreste togliere solo il vostri 50 € ma le sue parole vi ammaliano come il canto delle sirene.
    Qualche secondo dopo vi risveglierete confusi nella vostra macchina con una serie di giochi che nemmeno volevate, alcuni anche di console che nemmeno avete.
    Piangere dinanzi allo specchio non aiuta, fidatevi. Fatevi carico dell’esperienza e, senza timore, sfoderate un secco e deciso “No!”, pagate i vostri 50 € in modo cordiale ed uscite via sorridendo.
    La fuga con annesso urlo è un’opzione contemplata, sempre che vi ricordiate di pagare il gioco prima.
  • L’Amicone: Come zombies che, una volta infetti si trasformano in nemici, essi erano una volta come voi: Giocatori assidui che compravano giochi su giochi. Il sistema li ha corrotti fino a farli divenire predatori anzichè prede. Per sopravvivere, infatti, si fingono i vostri migliori amici, parlando con voi di videogames e di strategie, ottenendo la vostra fiducia. Con questa riusciranno a convincervi a prestargli un gioco. Fin qui nulla di strano se non fosse che quel gioco non lo rivredrete mai più.
    Con il vostro disco sparisce dalla circolazione, cambia nome, nazionalità, gruppo di amici ed anche taglio di capelli, nascondendosi fra noi per cercare una nuova preda.
    Recenti studi mostrano una nuova evoluzione della specie, in una tipologia parallela ma differente. Pare proprio che alcuni “Amiconi” prestino anche dei giochi in cambio, tartassando sin da subito la preda affinchè la restituisca, dimostrando scarsa fiducia e abile astuzia. Voi cederete sino a restituire il tutto ma non otterrete mai la vostra copia in cambio.
    L’unico modo per batterli, a parte l’inserire un segnalatore gps all’interno della custodia, è non prestargli nulla o, al limite, farlo solo quando si ha la sicurezza di conoscere la via esatta in cui vive e, magari, qualche suo amico o parente.
  • I livelli in acqua: Non ci sono storie che tengano, questi sono fra i nemici peggiori di ogni videogiocatore. Che sia un retrogame o uno moderno, se non ha almeno uno schema ambientato nell’acqua non è un vero gioco. E seppure queste parti siano pensate per far divertire e testare la bravura del player, ciò che producono è l’effetto contrario. E mentre voi siete li, cercando di non fare movimenti bruschi, con il vostro personaggio che chiede solo un po’ d’aria, intorno a voi c’è un caos formato da bombe, mostri, vicoli ciechi e tranelli creati con il solo scopo di farvi incazzare.
    I controlli sono tutti sfasati, se vai giù lui va su, sfiori la levetta ed il personaggio schizza via ritrovandosi circondato dal pericolo più totale. Schivi bombe, ostacoli, muri  e pesci palla che si gonfiano (maledetto Crash Bandicoot) sperando di arrivare ad una fine ma quella maledetta barra dell’ossigeno continua a calare e, dopo poco, l’aria comincia a mancare anche a te.
    Questo nemico è uno dei pochi che va affrontato, più e più volte. Solo così potrete superarlo. Armatevi di pazienza, una tanica di ossigeno e due litri di camomilla e, prima o poi, riuscirete a farcela.
    Ma tranquilli, solitamente un gioco non ha solo un livello nell’acqua.

     Quei dannatissimi livelli in acqua di Crash Bandicoot 3.
  • Il Controller: Compagno fidato di ogni giocatore da console, è infido come una serpe. Pronto a pugnalarvi alle spalle al minimo cedimento, proprio lui, colui al quale date più contatto fisico in assoluto durante l’arco della giornata (e forse della vostra intera vita) . Il livello è ricco di tensione, state per battere l’orda infinita di nemici e, proprio sul più bello, la batteria si scarica. “Pausa! Almeno vai in Pausa!” è inutile che urliate; siete già morti. Altre volte, invece, vi costringerà ad una serie di movimenti assurdi al solo fine di ricreare una combo o una singola tecnica del personaggio. Ed eccoci tutti esperti, quindi, con il gomito del tennista che dilaga mentre cerchiamo di fare due mezzi giri al pad direzione, cliccare contemporaneamente i grilletti, pigiare tre tasti, mantenerli premuti e digitare il pin della postepay di vostro zio al contrario cantando “Volare” in russo, il tutto in un nanosecondo.
    Con i polpastrelli ustionati e i polsi doloranti possiamo pensare a quando andava peggio, a quando il Controller aveva i fili e non faceva altro che ingarbugliarsi a cavi, prese SCART e al girello di vostra nonna che passava sempre tra voi e il televisore.
    E tutto sommato, forse adesso ci va anche meglio. Nonostante non riusciamo ancora a fare un salto decente su Prince of Persia.
  • Gli SFD (Save File Danneggiati): Più che un singolo predatore, questa è una piaga d’egitto, un attacco nucleare e una canzone di Povia a tutto volume alle tre del mattino insieme in un secchio.
    Questo cocktail mortale segna la sconfitta totale di quasi ogni videogiocatore. Dopo ore e ore di gioco, provate a ricaricare i vostri dati ma questi si rifiutano di collaborare. Non perchè gli fate schifo o, almeno, non solo per questo. Cercare una spiegazione è inutile. Prendere a pugni lo schermo non li farà tornare indietro. Accettarlo è però impossibile. Se siete fortunati, avrete un Save File più vecchio, di quando ancora pensavate “ne salvo due o tre per sicurezza”, ovvero otto mesi e due calendari Maya fa.
    E mentre guardate lo schermo con occhi spenti, custodia del gioco fra le mani, non potrete fare nulla se non una semplice scelta: arrendervi o combattere.
    Anche se non c’è modo di sconfiggere dei File Danneggiati, riprendete in mano il Controller, avviate una nuova partita e finite tutto in tempo di record mandando a quel paese la memoria della vostra console.
    Però salvate. Fatelo spesso. E fatene tre o quattro in più sta volta.
  • L’Insuperabile: Nemico naturale di ogni giocatore che si rispetti, diviene quasi la nemesi dello stesso Player. Appare dopo secoli di gioco, dopo che il suddetto vi ha fatti sentire come se la difficoltà fosse fin troppo semplice per voi. E’ proprio quello in momento in cui attacca, quando credete che non ci sia modo di perdere. Come invalicabili Colonne d’Ercole, arriva quel punto, quel livello, quel boss Insuperabile, quel salto che mai riuscirete a fare, quelle due schivate di fila più contrattacco che non vi escono nemmeno se a giocarci al posto vostro è uno degli sviluppatori.
    Come in un loop temporale sarete costretti a ripere tutto dal salvataggio, ancora, ancora e ancora, con annesso video non skippabile che vi fa salire l’Hulk spacca in tempo zero. Almeno le prime cento volte, poi vi ritroverete in uno stato di cieca rassegnazione, sapendo perfettamente il punto ed il modo preciso in cui morirete. Che si tratti di prendere a schiaffi Sephiroth in Kingdom Hearts, scappare dalla polizia all’ottavo capitolo di Mirror’s Edge, fuggire dal Dahaka in Prince of Persia o di trovare la soluzione a quel dannatissimo enigma di qualsivoglia Resident Evil c’è poco da fare, lo sconforto arriverà subito dopo la disperazione.
    Ora, se siete delle persone talmente forti da riuscire a continuare a giocare e cercare un modo per superare l’ostacolo, vi invidio. Dark Souls è il gioco che fa per voi, o Cat Mario se amate i 2d (ed il rage).
    Ma se siete persone comuni ammettete a voi stessi i vostri limiti. Chiudete la console. Fermatevi. Prendetevi della valeriana (la camomilla non basterebbe) e fatevi una passeggiata. Forse vi capiterà di vedere sprazzi del livello Insuperabile nella vita reale. Ignorateli ed andate avanti. Dopo una bella dormita riprovateci con calma e se, dopo aver ripetuto il tutto sei volte, ancora non vi riesce decidete di farla finita… Con il gioco. Chiudetelo e basta.
    Oppure chiedete una mano a qualcuno, chiunque, anche ad uno dei vostri nemici naturali.

    Alla fine, la forza dei videogiocatori sta proprio nel rendere amici i nemici. Tranne il commesso del negozio dei videogiochi. Quello no.