I focus di MMI: L’Italia di Mancini, finalmente c’è speranza

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Di Redazione Metropolitan

Sono bastate le due gare in programma nel mese di Ottobre per dare una nuova linfa alla Nazionale Italiana guidata da Roberto Mancini: ci sono le basi per un futuro luminoso o è stato solo un fuoco di paglia?

Era il 9 Luglio del 2006 quando, sotto il cielo di Berlino, ma idealmente in tutte le piazze del Belpaese, l’Italia di Marcello Lippi vinceva il suo quarto Mondiale, superando ai calci di rigore la Francia. Era la Nazionale di Buffon, Cannavaro, Nesta, Pirlo, Gattuso, Totti, Del Piero, Inzaghi, una delle più talentuose in assoluto della storia del nostro calcio. Quel giorno l’Italia alzava la Coppa del Mondo ma, allo stesso tempo, iniziava un inesorabile declino che l’ha portata fino alla clamorosa esclusione dall’ultima edizione iridata in Russia. La fine di una generazione d’oro, l’insufficienza di un ricambio all’altezza, un calcio ancorato a tradizioni e figure obsolete, qualche errore anche nella scelta degli uomini e degli allenatori. I rigori a fermare il cammino della squadra di Donadoni nel 2008 contro la Spagna; una discreta gestione con Prandelli, poi culminata con un pessimo Mondiale in Brasile che ha cancellato quanto di buono fatto prima; l’orgoglio, la grinta e l’attaccamento alla maglia durante l’era Conte, che ha visto una Nazionale povera come non mai di talento riuscire a lottare alla pari con tutti e uscire solo ai rigori contro la Germania all’Europeo del 2016; poi il fallimento totale con Giampiero Ventura. L’ex tecnico del Torino si è rivelato totalmente inadeguato al ruolo, sbagliando scelte e situazioni, perdendo presto di mano la gestione dello spogliatoio fino alla clamorosa eliminazione per mano della Svezia. Non lascino ingannare le dichiarazioni dell’ex CT, che ha spesso rivendicato le 8 vittorie consecutive ottenute nella prima parte del suo cammino azzurro. Anche in quelle gare, tutt’altro che positive dal punto di vista del gioco e vinte spesso a stento, l’Italia aveva mostrato evidenti limiti strutturali, forse sottovalutati o addirittura snobbati.

Il CT azzurro Roberto Mancini, l’uomo chiamato a rifondare la Nazionale

Il 14 Maggio si è scelto di ripartire da Roberto Mancini, allenatore spesso discusso ma che vanta un curriculum importante nella sua esperienza in panchina, iniziata tra mille polemiche a Firenze per una deroga molto generosa concessa da Coverciano e proseguita tra Lazio, Inter, City e Galatasaray. Fin dal suo insediamento, il CT azzurro ha subito mostrato molto entusiasmo e ha dichiarato di voler ripartire dalle giovani promesse che il nostro calcio, lentamente e a fatica, sta iniziando a sfornare, abbinando il tutto ad un calcio propositivo. Pur nelle difficoltà di dare un gioco ad un gruppo che si raduna per pochi giorni 3-4 volte all’anno, Roberto Mancini ha presto mostrato una squadra spavalda, che ha toccato il punto più alto nell’ultimo doppio impegno. Se l’amichevole con L’Ucraina è terminata in parità, con un’Italia bella per un’ora e poi lentamente crollata, la gara di Nations League contro la Polonia è da considerarsi tra le più belle prestazioni in assoluto degli ultimi 10 anni della nostra Nazionale. Una squadra padrona del campo, decisa nel possesso palla, corta tra i reparti, solida e molto propositiva.

Il 4-3-3 sembra essere il modulo migliore, visto che permette l’impiego dei tanti e fantasiosi giocatori offensivi a disposizione del tecnico. La mancanza di un centravanti, scelta dettata dalle pessime condizioni dei vari Balotelli e Belotti e dalla scarsa propensione al gioco di squadra di Immobile, hanno permesso a Mancini di sperimentare una Nazionale priva di un vero e proprio riferimento offensivo. Il falso 9, ruolo in cui si sono alternati Bernardeschi e Insigne, ha dato maggior qualità nel palleggio e nel fraseggio alla manovra azzurra anche se poi, a volte, è mancata un pò di presenza dentro all’area di rigore. Ciò nonostante le azioni da gol sono fioccate e solo l’imprecisione e la sfortuna hanno fatto si che la rete arrivasse solo nel recupero.

Finalmente un Marco Verrati convincente anche con la maglia dell’Italia

Tra i pali Mancini sembra aver definitivamente scelto Giggio Donnarumma; il portiere del Milan, molto quotato nonostante la giovane età, ha vinto il ballottaggio con Mattia Perin, sfruttando soprattutto il fatto che l’ex genoano abbia deciso di trasferirsi alla Juventus pur essendo chiuso dal polacco Szczesny. Alle loro spalle si sta ritagliando spazio il cagliaritano Alessio Cragno, autore di un ottimo inizio di campionato mentre Salvatore Sirigu sta rientrando nel giro dopo un periodo di appannamento. La linea difensiva, nel corso delle due gare, è stata sempre la medesima con Florenzi schierato largo a destra (e poi sostituito dal debuttante Piccini), la coppia juventina Bonucci e Chiellini in mezzo e il fiorentino Biraghi largo a sinistra, una delle intuizioni di Mancini. Proprio l’ex terzino della Primavera dell’Inter è stato il match winner nella gara contro la Polonia e sembra aver vinto il duello con Criscito per la maglia da titolare. Non va dimenticata, nel reparto arretrato, la presenza di prospetti importanti come Romagnoli e gli stessi Caldara e Rugani, poco impiegati nei rispettivi club in questo inizio di stagione.

A centrocampo per la prima volta si è visto un Marco Verratti davvero convincente in maglia azzurra. Il metronomo del PSG è stato schierato da mezzala e ha saputo adattarsi piuttosto bene alla contemporanea presenza del regista Jorginho. Se nella gara con l’Ucraina i due, pur mostrando cose molto interessanti, si erano spesso pestati i piedi, contro la Polonia sono stati quasi perfetti, abbinando quantità e qualità. Jorginho sembra essere l’uomo su cui Mancini ha deciso di plasmare la propria squadra, visto che è anche l’unico sempre presente e mai sostituito nella gestione tecnica del CT. Assieme a loro è stato impiegato il cagliaritano Barella, uno che ha tanto del primo Nainggolan e che sembra davvero in procinto di spiccare il volo verso una carriera luminosa. La presenza dei vari Pellegrini, Benassi, Cristante, Bonaventura, Baselli e Gagliardini garantisce scelte differenti a seconda delle esigenze senza dover rischiare di cambiare modulo. Davanti c’è tanta qualità: non siamo minimamente vicini a quando si parlava di ballottaggi tra Totti, Del Piero o Baggio ma il CT può sorridere avendo a disposizione il talento e l’inventiva di Insigne, Chiesa e Bernardeschi.

Lorenzo Insigne si è esaltato anche giocando da falso 9 nelle ultime due gare

La vittoria con i polacchi ha, oltretutto, garantito la salvezza nel primo gruppo di Nations League, scongiurando la possibilità nefasta di una retrocessione che avrebbe portato un ulteriore danno di immagine al nostro calcio, oltre che un peggioramento del Ranking Fifa. Vedendo ciò che rischiano nazionali come Germania o Croazia, resta comunque un buon risultato dal quale partire. Difficilmente si arriverà in fondo alla competizione, visto che al Portogallo basterebbe battere la Polonia, ma certamente Roberto Mancini inizia ad avere un’idea sempre più precisa del tipo di calcio che vuol proporre e l’entusiasmo e gli abbracci dopo l’ultima vittoria hanno ricordato molto la gestione del gruppo che aveva avuto Antonio Conte. E’ presto per esaltarsi, ma finalmente si vede una luce in fondo al tunnel…