Il Papa al muro

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Di Redazione Metropolitan

Criticare alle spalle il Papa, avere dei blog o addirittura unirsi a gruppi ostili a lui e alla Chiesa

Giovedì 13 giugno, fatto di inaudito rilievo, un Papa Francesco messo al muro accusa parte del collegio ecclesiastico e della Chiesa di usare acredine nei suoi confronti. Complice la sferzante politica frazionista adottata dal Papa fino ad oggi, sembra prendere volto un’opposizione interna e inaspettata che sembra non identificarsi nell’ideologia riformista e “aperta alle politiche sociali inclusiviste” tipiche della dottrina Bergoglio.

Faziosità in seno alla Chiesa

Al di là delle opinioni personali sempre legittime e del colore politico al quale ognuno appartiene, la sterzata politico-progressista del Papato e della Civiltà Cattolica odierne mi appaiono sicuramente allineate a un’ideologia esterna al campo dottrinale  e deliberatamente arbitrarie rispetto alla realtà dell’ecosistema politico vigente. Quasi come se si volesse sposare forzatamente una fazione solamente per annegare e delegittimare la seconda.

Una critica autorevole è giunta la scorsa settimana da parte del Cardinale tedesco Muller che ha direttamente attaccato Bergoglio a proposito del clima ostile adottato dal vaticano nei confronti del Governo. La Civiltà Cattolica ha, infatti, condannato l’operato del Governo sul tema migranti arrivando a considerare l’attività politica come Anticristiana e ostile ai principi teologici.

Praticamente una deposizione, una negazione fra poteri o se vogliamo attentarci a una definizione tranchant: quasi una “scomunica mediatica”.

La storia si ripete

A molti sarà tornata in mente la politica ecclesiastica ai tempi dell’abolizione dello Stato della Chiesa nel 1870, quando il Papa arrivò a consigliare al gregge cristiano di non appoggiare il neonato Stato Italiano. In questo ordine di cose, giunge sicuramente come legittima la polemica sollevata da un ortodosso Muller, il quale teme per l’identità della Chiesa di Roma per come la si conosce tradizionalmente e che risulta claudicante nel proporre visioni ideologiche così astoriche come quelle dell’ultimo Pontificato.

La questione merita sicuramente di essere analizzata specularmente. Dove si posiziona l’interesse del Papa ad affinare alleanze spirituali, vicinanze ideologiche e un’aria di famiglia così storicamente infondata con regimi come quello di Maduro, con nazioni  islamiche radicali o con la Cina dove giustamente il Cardinale Muller ha ricordato i cristiani “rieducati” dal governo cinese negli ultimi tempi oppure dalle purghe islamiche degli anni di guerra ideologica all’Occidente?

Per rispondere a questa domanda dobbiamo tornare indietro di qualche anno e affrontare criticamente la situazione della Chiesa durante gli ultimi anni del pontificato di Papa Benedetto XVI.

La sterzata di Bergoglio

Negli anni del pontificato di Benedetto abbiamo assistito ad un graduale scollamento fra l’autorità del papato di Roma e il significato stesso di fede personale per come essa viene interiorizzata nel popolo occidentale. Tutto ciò ha , semplicemente, portato ad un allontanamento della gente verso la Chiesa intesa come Ortodossia della fede. Con gli anni 2010 vi è stato, ulteriormente, un capillare aumento di fenomeni di ateismo, agnosticismo ma soprattutto un fiorire di fenomeni di fedi personali e disinteresse alla religione da parte del popolo giovane.

La politica ideologica portata avanti da Papa Francesco è tesa direttamente a recuperare, con metodi teologicamente spesso non fondati e arbitrari ( tensione politica, faziosità e fenomeni di raccordo politico con ideologie assai distanti dalla Chiesa), il terreno perduto e così riappropriarsi di quella fetta di popolo tendenzialmente anticlericale e non conservatrice portando avanti temi in comune con le forze politiche democratico-socialiste. Movimento tipico di alcuni stati Sudamericani spiritualmente vicini al Papa .

Porterà questo processo ideologico verso una nuova Chiesa più politica e di sinistra, adatterà l’istituzione Romana ai tempi veloci e fugaci quanto disinteressati di oggi oppure costituirà definitivamente il crollo del nocciolo della credibilità e quindi dell’identità di codesto Papato il quale, dopo 2000 anni, appare in crisi e bisognoso prima di una ristrutturazione di spirito che di vane ed arbitrarie incursioni vandaliche in una politica, che già da sola fatica, in quanto a credibilità.