Sangue e proteste in Iran: 23 morti e 450 arrestati contro Hassan Rohani

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Di Redazione Metropolitan

Violenza e sangue stanno segnando le manifestazioni in Iran. Il popolo protesta contro il governo il quale si difende accusando agitatori pagati dall’esterno per creare scompiglio.

Continuano gli scontri in Iran e i manifestanti continuano a morire o ad essere arrestati. Da quando il 27 Dicembre sono iniziate le proteste antigovernative a Mashad,  i movimenti di protesta sono dilagati sino a coinvolgere più di 50 città. I media iraniani parlano di 450 persone arrestate e 23 morti.
Nemmeno il nuovo anno sembra aver portato un po’ di tranquillità: nella notte sarebbero infatti state uccise nove persone in diverse località dell’Iran.

Rohani riconosce apparentemente la libertà di manifestare

I manifestanti, che sembrava potessero godere del loro diritto alla protesta, confermato dal presidente della Repubblica islamica Hassan Rohani, stanno invece avendo grosse difficoltà a farsi sentire. Il governo iraniano, infatti, oltre a rispondere con forza contro i manifestanti ha pure impedito l’accesso a diversi social per evitare il dilagare dei disordini.
Pur formalmente acconsentendo alla libertà dei manifestanti, il governo iraniano attacca e reprime quelli che secondo lo stesso sarebbero solamente degli agitatori, pagati per fomentare le masse e creare violenza. 

«Il popolo iraniano è libero di manifestare – aveva affermato Rohani -. Una cosa è la critica, un’altra la violenza e la distruzione della proprietà pubblica».

Il pericolo e la paura è che l’Iran torni terra di scontri simili a quelli del 2009 dopo le elezioni dell’allora presidente Mahmud Ahdmadinejad  e che portarono fuori controllo il paese.

Gli iraniani contro la povertà, disoccupazione e corruzione

L’attuale presidente Rohani, invece, in qualità di rappresentante di un filone della politica iraniana più liberale e riformatrice, sta almeno formalmente acconsentendo al diritto di manifestare del suo popolo. Il malcontento contro i problemi che affliggono l’Iran, ossia la disoccupazione giovanile, l’alto tasso di corruzione, la ricchezza del paese contrapposta alla mancanza di benessere dei cittadini, il caro dei beni di prima necessità, le folli spese per le campagne militari, hanno portato la popolazione a manifestare e a chiedere quelle riforme che il presidente Rohani aveva promesso nel momento del suo insediamento appena pochi mesi fa.

A seguito di quanto sta accadendo in Iran e la probabile violazione dei diritti fondamentali della persona, soprattutto i paesi dell’Occidente sono intervenuti sulla questione.

Violati i diritti umani: Trump e l’Occidente intervengono

Forte è la condanna da parte del presidente americano Donald Trump che già da tempo accusa l’Iran di essere un paese che appoggia e finanzia il terrorismo islamico.
L’Iran «sta fallendo a tutti i livelli nonostante il terribile accordo fatto con l’amministrazione Obama – aveva scritto Trump su Twitter -. Il grande popolo iraniano è represso da molti anni. Sono affamati di cibo e di libertà. Insieme ai diritti umani, la ricchezza dell’Iran viene saccheggiata. Tempo di cambiare!».
«L’Iran, il maggior sponsor mondiale del terrorismo che ogni ora commette numerose violazioni dei diritti umani, ha adesso chiuso Internet in modo che i pacifici dimostranti non possono comunicare. Non è una cosa buona!»- ha twittato ieri Trump, minacciando inoltre ulteriori sanzioni nei confronti del paese.

Anche l’Unione Europea non è rimasta inerte davanti a tali proteste e violenze. L’Alto Rappresentante per la politica estera Ue, Federica Mogherini, si è espressa a riguardo. «Siamo stati in contatto con le autorità iraniane e ci aspettiamo che il diritto a manifestare pacificamente e la libertà di espressione siano garantiti, come conseguenza delle dichiarazioni pubbliche del presidente Rohani».

Di Lorenzo Maria Lucarelli