“La battaglia dei sessi” Recensione in anteprima

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Di Redazione Metropolitan

“Un porco maschilista contro una femminista dalle gambe pelose.” Siamo nel 1973, la campionessa mondiale femminile di tennis Billie Jean King e l’ex campione maschile Bobby Riggs si sfidano in uno degli eventi sportivi televisivi più visti di tutti i tempi, una sfida che va ben oltre il campo da gioco.

Esce Giovedì 19 nelle sale italiane, il nuovo film firmato dalla brillante coppia di registi  Jonathan Dayton e Valerie Faris. I due si sono fatti conoscere dal grande pubblico qualche anno fa con il capolavoro “Little miss sunshine” ma erano affermatissimi già da tempo nel mondo del videoclip musicale e della pubblicità. Con “La battaglia dei sessi” tornano al grande cinema dirigendo il premio Oscar Emma Stone (che ha messo su massa muscolare e ha ben studiato le movenze di Billi Jean) e Steve Carrell (che ha fatto uscire fuori il lato umano di una persona ripugnante). 

Nella storia i personaggi combattono battaglie più complesse fuori dal campo: Billie Jean King voleva dimostrare che le donne potevano e dovevano essere pagate quanto gli uomini, inoltre lottava internamente per capire ed accettare la sua identità sessuale in tempi ancora troppo bigotti, per queste due cose divenne un grande simbolo prima della lotta femminista e poi del movimento LGBT; il povero e sbruffone Bobby Riggs invece era un vizioso del gioco d’azzardo, pare infatti che il grande incontro sia stato compromesso dalla mafia, con la quale Riggs si era fatto enormi debiti di gioco: incredibile come illegalmente abbia comunque vinto la giustizia, la cosa nel film non viene trattata ed effettivamente poco conta di fronte alla vittoria decisamente più grande della parità tra i sessi.

Emma Stone e Steve Carell ne “La battaglia dei sessi” (PHOTO CREDITS: Carla Fabi e Roberta Savona Ufficio Stampa)

La narrazione scorre piacevolmente tra i drammi personali dei protagonisti affrontati qua e là con sapiente ironia dallo sceneggiatore Simon Beaufoy, del quale ricordiamo Full Monty, 127 Ore e il premio Oscar per The Millionaire. La regia è lodevole, Jonathan Dayton e Valerie Faris resuscitano gli anni settanta giocando con i colori e confezionando meravigliose inquadrature accompagnate da un ottima colonna sonora. Il ritmo del film si perde un po’ proprio durante la partita: raccontare lo sport al cinema non è cosa facile e in pochi riescono a rendere cinematograficamente avvincente lo sport per chi non è abituato a guardarlo. Nonostante ciò, il film arriva proprio dove deve arrivare, raccontando soprattutto il vasto contorno di questa storica partita; l’importante è il grande messaggio di cui si fa portatrice la King: “Tratteresti così tua madre o tua sorella? Sono donne anche loro, no? Meritano lo stesso rispetto”.

La locandina del film (PHOTO CREDITS: Carla Fabi e Roberta Savona Ufficio Stampa)