La cittadinanza italiana non è un valore

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Di Redazione Metropolitan

Lo “Ius soli” torna al centro di dibattiti e contestazioni, in occasione della cittadinanza conseguita da Ramy e Adam negli ultimi giorni. E Matteo Salvini fa bella figura, ancora una volta.

L’impatto mediatico della sventata “possibile” tragedia ad opera di Ousseynou Sy (l’autista di origini senegalesi che la scorsa settimana aveva dirottato un bus con a bordo i 51 alunni della scuola Vailati di Crema) ha sicuramente dato i suoi frutti, se non altro per l’effetto manipolatorio operato dal “Capitano Salvini”.

La forte richiesta di concedere la cittadinanza italiana a Ramy Shehata e Adam El Hamami (figli di migranti egiziani rispettivamente di 13 e 12 anni), gli eroi bambini che hanno provvidenzialmente allertato le forze dell’ordine, ha sicuramente avuto dei risvolti a dir poco comici, se si considera che fino al giorno prima il Ministro dell’Interno aveva fermamente negato l’eventualità affermando che “non ci sono gli elementi per concederla”.

Ma non ci è voluto molto a rigirare la frittata prima che si bruciasse, e non certo per il potere persuasivo di Luigi Di Maio, che si è voluto per l’occasione attribuire il merito di aver fatto cambiare idea al suo nuovo compagno di merende: con un atto misericordioso degno di un Papa di epoca medievale, il n°1 di Lega Nord ha accordato il proprio benestare ai due ragazzi con tanto di stretta di mano cerimoniale in quel del Viminale. Roba da furbi contrabbandieri, più che da capitani coraggiosi.

Matteo Salvini conferisce la cittadinanza italiana a Ramy e Adam
Il Ministro dell’Interno Matteo Salvini (R) riceve Ramy Shehata (L), fonte ANSA/RICCARDO ANTIMIANI
Ramy e Adam ricevono la cittadinanza italiana
Ramy Shehata (L) e Adam El Hamami (R), ricevuti al Viminale (Roma) insieme all’Arma dei Carabinieri, fonte ANSA/RICCARDO ANTIMIANI

Non un solo straccio di polemica o parvenza di naso storto sono ammissibili secondo Salvini e il suo staff, che anche in questa circostanza non hanno fatto altro che definire retrograde e per nulla affidabili le osservazioni maturate dall’opposizione “sinistroide”, perdente e incapace di governare. Ma del resto quando ci si può appellare a scuse come quelle dello Ius soli, il lupo cattivo riesce a mascherarsi più facilmente da pecora: “non è un biglietto per il luna park, siamo il Paese che concede più cittadinanze ogni anno!”.

Forse è davvero così, caro ministro, ma siamo anche: il popolo più ignorante in Europa, con minor numero di laureati (e quelli “buoni” li lasciamo pure andare via), secondi per evasione fiscale (la Lega ha sempre quella questione dei 49 milioni rubati agli italiani ancora aperta), con un debito pubblico fra i più alti al mondo.

Per non parlare poi di alcuni dei meriti più grandi di cui faresti bene a vantarti: il mancato processo per la Diciotti, l’accanimento continuo sulle ONG (“aiutiamoli a casa loro”, va bene, ma quale sarebbe esattamente il piano d’azione?), la strumentalizzazione dei social network per fomentare di fatto l’odio razziale.

Al tipico specchietto per le allodole dell’immigrazione, aggiungiamo anche quelli che si riferiscono a questioni come la Legittima Difesa (approvato in via definitiva), il reddito di cittadinanza, la Quota 100 (è il ricambio generazionale il vero problema!), la controversia etica e morale legata alla pratica dell’aborto (considerando che esiste già la Legge 194 del 1978, oltre al DPR. 396 del 2000 sul parto anonimo) e della famiglia tradizionale, con tanto di imminente “World Congress of Families” dal 29 al 31 marzo a Verona (doveroso appunto per i fanatici della fede cattolica: nemmeno quella di Betlemme è da considerarsi proprio una “famiglia tradizionale”, comunque la si voglia vedere). Ma il problema sono gli immigrati.

Non i diritti sul lavoro che continuano a mancare nei confronti delle donne in ogni settore (oltre che il rispetto e la dignità a 360 gradi), non l’ulteriore ribasso delle previsioni di crescita del PIL, non la persistenza della Legge Fornero i cui effetti continueranno a gravare anche sulle prossime generazioni, non la guerra tra i poveri che continua a crescere, non la questione ancora irrisolta dei terremotati di Abruzzo, Marche e Umbria, non un patrimonio culturale unico al mondo sempre più snobbato dagli italiani (complice un sistema educativo di istruzione completamente fallato).

“Don’t be a sucker”, immagine tratta da ladailymirror.com

Il problema sono gli immigrati. I “non italiani puri”, volendo parafrasare quel prestigioso cortometraggio del 1943 che è “Don’t be a sucker”. Niente di nuovo, niente di rivoluzionario. D’altronde, anche per questo governo, come per i suoi predecessori, l’unica cosa che conta davvero è dare alle masse un “punto di vista” al quale potersi appellare per giustificare la situazione attuale (“è colpa di quelli che c’erano prima di noi”). Non è mai la sincera volontà di migliorare la condizione di salute della società.

Con la conseguenza, inevitabile, di creare solo tante comunità frammentate e incapaci di avere la forza necessaria di rivendicare quelli che di base sono “diritti civili e umani”. Ma occorrerebbe, prima di tutto, cessare di ragionare da “massa” e cominciare a farlo come “persone”. Così, magari, si smetterà anche di credere che una cosa ridicola come il diritto di cittadinanza si debba considerare, ad oggi, come una specie di “privilegio”.

Jacopo Ventura