La nuova era del Boca Juniors: la squadra del popolo

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Di Redazione Metropolitan

Dopo la caduta, la risalita. Il Boca Juniors è pronto ad inziare la sua nuova era con Gustavo Alfaro in panchina e Carlitos Tevez in campo

Gol del Pity Martinez: 3 a 1 River. Siamo nella finale di Copa Libertadores a Madrid. La squadra di Muñeco Gallardo sale in paradiso. In un paradiso eterno. E il Boca Juniors? Beh, forse inferno è un’ espressione ridondante, dura, certo. Ma, nonostante la durezza, forse è giusto pronunciarla: inferno. È finita l’era xeneize del Mellizo Barros Schelotto. È finita su quel palo esterno colpito da Jara al secondo supplementare sul 2 a 1 River con il Boca rimasto in 9 uomini. È finita quando los bosteros sono andati a ritirare la medaglia che nessuno vorrebbe avere in bacheca. Quella dei vicecampioni. È finita. Però, si sa, finita un’era, ne inizia un’altra.

Nel calcio, infatti, è noto che di tempo per piangersi addosso ce n’è poco. E la rivoluzione in casa Boca Juniors non si è fatta attendere. In settimana inizierà il nuovo corso. Tornerà il campionato. Torneo nel quale il Boca ha accumulato un ritardo di 12 punti (con due partite in meno) sul Racing de Avellaneda capolista. Quindi servivano decisioni rapide ad Avenida Caseros (la casa degli xeneizes). E decisioni rapide sono arrivate: dentro l’ex Roma, Inter e Genoa (e bandiera bostera) Nicolás Burdisso in qualità di direttore sportivo. L’ex mastino della difesa e il presidente del Boca Juniors Angelici – dopo una marea di nomi circolati (tra cui il più appetibile era il CT della Colombia Pekerman) – hanno scelto il nuovo tecnico. Sarà infatti Gustavo Alfaro l’allenatore che dovrà prendersi carico della rinascita della squadra più popolare d’Argentina assieme ai rivali di sempre – e boia degli xeneizes nella finale del Bernabeu – del River Plate.

Il ds Burdisso e presidente del Boca Juniors Angelici presentano Gustavo Alfaro come nuovo allenatore (fonte: dal web)

Gustavo Alfaro non è un nome nuovo nel calcio argentino. È un cinquantaseienne che vanta una carriera lunga fatta di garra y huevos. Atletico Rafaela, Belgrano, Quilmes, Patronato, San Lorenzo, Arsenal de Sarandí, Rosario Central, Gimnasia la Plata e Huracan. Un campionato vinto, una Coppa e una Supercoppa d’Argentina. Insomma un allenatore che ha girato parecchio senza fermarsi mai. Un allenatore che conosce il calcio albiceleste nei dettagli. Un allenatore che si è confrontato con quasi tutti gli ambienti della sua patria. Ma mancava il salto alla vetta. Ed ecco che (come ha rivelato lui) «nella parte finale della carriera» è arrivata la chiamata di uno dei club più conosciuti al mondo. E infatti, da pragmatico qual’è, non ha perso tempo nel rescindere il suo contratto con l’Huracan (quarto in classifica con una partita in meno) e nel dire sì al Boca Juniors. E appena arrivato ha messo subito le cose in chiaro «Acá no existe purgatorio. O infierno o paraíso» (qua non esiste il purgatorio. O inferno o paradiso).

Alfaro non è un innovatore. Ma un serio uomo di campo sì. Il suo marchio di fabbrica è il 4-4-1-1. Con due ali di spinta e una seconda punta molto mobile. Modulo al quale i giocatori sono chiamati ad abituarsi in fretta, e che non stravolgerà il 4-2-3-1 del Mellizo. I primi rinforzi sono stati Marconi (centrocampista dal piede buono) e Campuzano (centrocampista di muscoli che aumenta la colonia colombiana del Boca). Questo potrebbe essere il segnale che il Boca Juniors si sta preparando al dopo Barrios (richiestissimo in Europa) e al dopo Nandez (vicinissimo al Cagliari). Gli acquisti e le richieste di acquisti di Gustavo Alfaro si discostano da quelle di Schelotto (che rispondeva all’equazione tanti campioni uguale squadra competitiva). E ci dicono chi è Alfaro. Che allenatore è. Il nuovo tecnico bostero punta infatti sui giovani. Giovani buoni e tatticamente perfetti per il suo modulo. La criticità che potrebbe sorgere ora, però, è principalmente una (e nei suoi 30 anni di carriera Alfaro non ha mai dovuto affrontarla): la quantità di scelta per ogni singolo ruolo. Pipa Benedetto eWhanchope Abila. Zaráte e Tevez. Pavón, se resterà.

Carlitos El Apache Tevez con la maglia del Boca Juniors (fonte: goal.com)

Però Alfaro una cosa ce l’ha ben chiara in testa: El Apache Carlos Tevez sarà un titolare al centro del progetto tattico. «Chi pensa che sia finito non lo ha visto allenarsi» ha risposto ai giornalisti. Ha in testa una squadra del popolo. E ha in testa di schierare una bandiera del popolo al centro della squadra del popolo. Una bandiera che non smetterà mai di sventolare e combattere. C’è da crederci.

Luca Matteuzzi