Stefano Labbia – Piccole Vite Infelici

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Di Redazione Metropolitan

Arrivati nel 21° secolo, facciamo parte di una società all’avanguardia, in continuo sviluppo e sempre in cerca di raggiungere la perfezione, e per raggiungere tale meta – impossibile da raggiungere o forse no – a cosa rinuncia l’essere umano? Viviamo in una società ormai gerarchizzata, schematizzata. Quando camminiamo per strada, presi dal poco tempo a nostra disposizione, non badiamo ai dettagli che ci circondano, diventando così superificiali. Non pensiamo però a cosa è meglio per noi: forse la pace, forse un pò di tranquillità, forse la cosa che più ci manca davvero è quel momento unico nella giornata, tra un impegno e l’altro, in grado di farci rilassare un attimo, di fare un respiro profondo e dedicarci un pò a noi stessi, al nostro io interiore, trovare quindi la pace. Forse è questo che ci manca, perchè siamo sempre di più vittime di quella che è una società caotica tutt’altro che perfetta.

Stefano Labbia presso un’intervista – Il Piacere di Scrivere

Una società caotica che è presente in Piccole Vite Infelici, scritto da Stefano Labbia, è un romanzo ambientato nella Roma dei giorni nostri, in cui quattro personaggi in cerca di pace nella quotidianità caotica del mondo (a)sociale del nuovo millennio. Quattro persone si incontrano, si sfiorano, collaborano, vivono, si amano. Poi si perdono di vista, perdono opportunità, occasioni, fanno scelte (talvolta opinabili), si maledicono. Come se niente fosse. Come se tutto ciò che hanno condiviso nel passato recente non avesse alcun valore. Ne emotivamente, nè lavorativamente. Piccole vite infelici parla delle esistenze di Melina, Marco Marcello, Caio Sano e Maya in una Capitale d’Italia glaciale, non per il freddo ma per la nuda e gelida umanità che la anima. Una Roma multiculturale nel 2015 che fa da sfondo alle vicende dei protagonisti bramosi di essere finalmente valorizzati dall’altro e maledettamente insicuri e complessati nei loro confronti al contempo.

Una città, Roma, che sa  amarli per poi nascondersi tra le pieghe della sua imponente fragilità, raggomitolandosi su sé stessa per giocare al gatto con il topo con i suoi cittadini tutti. Che l’abitano, la visitano, la colorano. E poi la violentano brutalmente senza alcuna pietà.

Copertina del romanzo “Piccole Vite Infelici” fonte: Recensioni Librarie in Libertà

Il romanzo, è incentrato sulla vita – lavorativa e sentimentale – di alcuni giovani cineasti / sceneggiatori: Caio, Marco, Maya, Melina ed i loro amici / collaboratori. Leggendone le pagine, andremo a vivere momenti aneddoti legati ai progetti cinematografici che i quattro hanno in comune (che sin dall’inizio si presentano ostici) si intrecciano con le passioni, gli odi, le gelosie e le invidie che attraversano i loro microcosmi. I destini dei protagonisti, quasi presi da un vortice auto-distruttivo, si scontrano per poi dividersi e avere risvolti diversi.

Il romanzo, va a trattare quindi quella che è la società moderna, quella dei trentenni, una società che è vista come una landa oscura, in cui è facilissimo smarrire la strada e in cui gli attimi di felicità affogano in oceani di malinconia. Tangibile e palpabile è l’umanità variegata tesa da passioni e scontro, di cui è impregnato il ramanzo. Cosparso da sogni che vanno a infrangersi contro il muro della realtà, un disincanto e una rabbiadiffusa per l’incompatibilità di molte componenti della società.

Piccole Vite Infelici è scritto da Stefano Labbia, è un giovane autore italo brasiliano classe 1984, nato nella Capitale d’Italia. Ha scritto e pubblicato, nel 2016, “Gli orari del Cuore” per Leonida Edizioni, raccolta poetica che racchiude alcune liriche composte tra l’adolescenza e la maturità. Nel 2017 è tornato in libreria con “I Giardini Incantati” (Talos Edizioni). Questo è il suo primo romanzo e merita grande attenzione!

Raffaello Caruso