Cosa succede quando un matrimonio fallisce? Chi è la vittima e chi il carnefice? Domenico Starnone in questo breve ma intensissimo libro ci porta dietro le quinte di una disastrosa quotidianità.
Siamo a Napoli, negli anni Settanta. Aldo, trentenne, lascia moglie e figli e si trasferisce a Roma per stare con Lidia, studentessa di diciannove anni.
È una storia comune, quasi banale, ma non lo è il modo in cui la racconta Starnone.
Tre punti di vista
“Lacci” è diviso in tre parti, tre come i punti di vista possibili in una storia come questa: moglie, marito, figli.
La prima voce è di Vanda, la moglie, che parla attraverso le lettere inviate ad Aldo dopo il suo allontanamento. Sono lettere nelle quali la violenza del dolore è palpabile. Vanda parla con tono a volte sprezzante, a volte supplichevole.
La scrittura di Starnone fin dall’incipit fulmina il lettore con la sua intensità.
Se tu te ne sei scordato, egregio signore, te lo ricordo io: sono tua moglie. Lo so che questo una volta ti piaceva e adesso, all’improvviso, ti dà fastidio. Lo so che fai finta che non esisto e che non sono mai esistita perché non vuoi fare brutta figura con la gente molto colta che frequenti.
Nella seconda parte, quella centrale e più lunga, leggiamo il punto di vista di Aldo che a distanza di quarant’anni ripercorre la storia. Ci vengono presentati i suoi sentimenti, le sue motivazioni, i suoi pensieri.
La terza ed ultima parte ha come voce narrante Anna, una dei due figli della coppia.
Attraverso questo gioco di specchi e di punti di vista, Domenico Starnone riesce in “Lacci” a presentarci l’anatomia di un matrimonio fallito in cui non ci sono vincitori ma solo vinti.
Lo scrittore riesce a superare brillantemente i cliché del marito infedele, della moglie abbandonata per una donna più giovane con una storia in cui non è possibile distinguere il carnefice dalla vittima: in qualche modo tutti i protagonisti ricoprono entrambi i ruoli.
È inutile cercare un unico colpevole in questa storia, perché questo romanzo non è un giallo e non lo è nemmeno la vita.
I “lacci”
Ma cosa sono i “lacci” presenti nel titolo?
C’è una scena, nella seconda parte, in cui questi lacci sono fisici, sono quelli della copertina, quelli con i quali si allacciano le scarpe.
Dopo qualche anno dal suo allontanamento dalla famiglia, Aldo incontra i figli. Anna e Sandro hanno nove e tredici anni e cercano in qualche modo di trovare un legame con un padre che li ha improvvisamente abbandonati. Gli chiedono se è stato lui ad insegnare a Sandro ad allacciarsi le scarpe perché: “nessuno si allaccia le scarpe come me le allaccio io” e “se le allaccia in modo ridicolo, non ci credo che anche tu le allacci così.”
La scena è commovente nella sua semplicità. Sandro non nasconde la sua felicità quando vede che in effetti il padre si allaccia le scarpe nel suo stesso modo. È la prova del fatto che davvero hanno qualcosa in comune, davvero quel signore, che ora è diventato un estraneo, un tempo ha fatto parte della sua vita. Aldo non ricorda di averglielo insegnato e questo, insieme alla reazione dei figli, lo commuove e lo porta a riflettere.
Ci sono poi dei “lacci” che non sono fisici ma immateriali, invisibili. Sono i lacci che legano tra loro le persone e che, pur volendo, sono impossibili da sciogliere. Sono i lacci che legano Aldo e Vanda, due persone che si sono legate quasi inconsapevolmente ma che consapevolmente continuano a farlo tra ipocrisie e bugie.
Anche Sandro e Anna sono legati tra loro da lacci ed allo stesso modo sono legati ai genitori. Sono lacci che non possono essere sciolti, la traccia e le conseguenze del disastro matrimoniale dei genitori ricadono immancabilmente sui figli e sul modo in cui vivono la loro vita da adulti.
Sono forse proprio i figli le uniche vere vittime possibili in questa storia. Ma, anche qui Starnone sorprende con un finale duro e inaspettato che capovolge gli equilibri.
“Lacci”, quindi, è un romanzo intenso, doloroso. Fa riflettere sulle dinamiche familiari e relazionali, su quello che si perde andando via per poi ritornare e sulle conseguenze delle nostre scelte.