Lo Stato Sociale in concerto al Rock in Roma

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Di Alessia Spensierato

Lo Stato sociale che quest’anno ha fatto il botto, arrivando secondo al Festival di Sanremo, ieri ritorna dopo un anno sullo stesso palco del Rock in Roma. I turisti della democrazia che forse, per quest’estate, viste le numerose date del tour non vanno in vacanza, ci hanno fatto saltare, cantare e sorridere come sempre!

La band bolognese ci ha portato in “viaggio” per quasi due ore, con zaino in spalla e occhiali da sole, tappa dopo tappa, verso quella rivoluzione che non passerà mai in TV, passando per gli aperitivi a 10 euro e nelle stazioni con treni presi mesi fa, verso quella felicità che non è una truffa e ai fanculo da dire ogni giorno a chi non ha mai iniziato niente e a te dice che è finita, verso la speranza che non muore mai (grande stronza, perché noi vorremmo tutti dormire) o di sperare di fare l’amore dopo la partita di pallone in un letto che è un astronave.

Eh già, solo in pochi capiranno questo “viaggio”, la storia musicale de Lo Stato Sociale diventato popolare con “Una vita in vacanza”, che per anni ci ha accompagnato con le loro canzoni di denuncia verso un sistema politico “corrotto”.

Ieri, all’Ippodromo di Capannelle a Roma, dalle 21.45 migliaia di ragazzi hanno iniziato a saltare, cantando con quella libertà che solo ai loro concerti riesci a respirare, la libertà di pensiero, di parola, di condivisione che oggi (forse) nelle canzoni è morta o non è mai esistita. 

  • Ci hanno fatto divertire, ci hanno fatto emozionare, ci hanno fatto saltare! Lodo ha esordito con: Mi sono rotto il cazzo! Una delle canzoni più importanti del loro “inizio” e a seguire:
  • Buona sfortuna
  • In 2 è amore in 3 è una festa 
  • C’eravamo tanto sbagliati
  • Socialismo Tropicale
  • Fare Mattina
  • La Musica non è una cosa seria
  • Sono così Indie
  • Facile
  • Amarsi male
  • Te per canzone
  • Seggiovia sull’oceano
  • Eri più bella come ipotesi
  • Medley
  • Abbiamo vinto la gerra
  • Io, te e Carlo Marx
  • Niente di speciale
  • Una vita in vacanza
  • Cromosomi

In fondo, non tutti sono così bravi, non tutti riescono a dire quello che pensano, rischiando anche censure, attraverso la musica. Loro ci sono riusciti. “Socialismo Tropicale” potrebbe esserne un esempio, soprattutto per la situazione politica odierna; in questa canzone la band vuole denunciare il dramma dei migranti, raccontando la storia tragica avvenuta a Portopalo, nella notte tra il 24 ed il 25 dicembre del 1996, in cui sono morte 283 persone nel tentativo di arrivare in Italia.

Un concerto che ogni anno racconta qualcosa di nuovo e che porta in giro per l’Italia un messaggio spontaneo e combattivo verso il mondo “insano”,  tutto ciò rendendolo semplice, puro e colorato.

Durante il concerto il palco si è trasformato, in varie occasioni, dal grande ballo di Gruppo con i Simpson, avete letto bene, dei mega pupazzi gialli e  ballerini con piume colorate di Crash Bandicoot, al pianoforte con Lodo ed i suoi “messaggi rivoluzionari” che non mancano mai, animando una platea intera sotto il cielo di Roma.

Riparti con lo stesso zaino in spalla, ma con qualcosa in più, con loro che ti ricordano che la normalità esiste e che la felicità non è una truffa.

In Seguito l’articolo del live report dell’anno scorso.

Lo Stato Sociale ci ha fatto sognare tra musica e realtà, sotto il cielo di Roma

Alessia Spensierato