#Metrolibri: Napoli mon amour

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Di Redazione Metropolitan

“Napoli mon amour”, il romanzo d’esordio di Alessio Forgione, è un libro che racconta di una vita insoddisfacente messa in pausa prima dell’inevitabile schianto finale.

Il protagonista di “Napoli mon amour” è Amoresano, un giovane di 30 anni senza speranze nel futuro.

Le sue giornate passano tra una partita del Napoli e una bevuta con l’amico Russo, in attesa di un lavoro. La Napoli di Forgione è lontanissima dallo stereotipo tradizionale di città solare e festosa. È, invece, una città cupa, incredibilmente piovosa, amata e bellissima ma allo stesso tempo crudele, respingente, avara e povera di opportunità.

Il giovane Amoresano ha due lauree, scrive racconti ed ha il sogno di conoscere Raffaele La Capria, lo scrittore che più ammira. È ritornato a Napoli dopo anni trascorsi a lavorare sulle navi, un lavoro faticoso che non lo appagava. Non vuole più accontentarsi, vuole fare qualcosa che lo faccia sentire in pace con se stesso e con il mondo, qualcosa che sia affine alle sue aspirazioni. 

La ricerca del lavoro è dura. Una volta gli viene proposto di vendere portachiavi in strada, un’altra è “il candidato perfetto” che però alla fine non viene scelto. Dopo l’ennesima delusione lavorativa, prende una decisione: vivrà con i risparmi del lavoro sulle navi e quando avrà finito i soldi si ucciderà. 

Pensai che il mondo non mi voleva e che io non volevo lui. Pensai che una volta finiti i soldi mi sarei ammazzato, questo pensai. Senza urla e sbattimenti, perché era una cosa perfettamente razionale.

Nina

Ma finalmente qualcosa di bello accade nella vita di Amoresano: incontra Nina. 

Tra i due nasce una storia d’amore ed Amoresano si rende conto che forse vale ancora la pena vivere la vita. Ma, nonostante piccoli sprazzi di felicità, sente l’inevitabile condanna al fallimento anche del loro rapporto.  

Mentre la baciavo, pensai che forse la povertà era quella cosa lì: essere felici, ma sapere che quella felicità non sarebbe durata a lungo, perché mentre durava ed esisteva c’era già qualcosa di nocivo, nel resto del mondo, nel resto della propria vita, nell’aria e anche nella felicità, che minava la felicità stessa. 

Nina ha 20 anni e la convinzione di riuscire a realizzare i propri sogni, Amoresano è disilluso, si sente arrivato al capolinea. L’incontro con Nina non è altro che la pugnalata finale. 

Il baratro

In “Napoli mon amour” la vita del protagonista è scandita da appuntamenti fissi (partita del Napoli) e dal calcolo dei soldi spesi. Ogni euro ha il suo peso perché ogni spesa avvicina Amoresano al baratro. 

È questo quello che Amoresano sente di avere davanti a sé. Sente di aver buttato gli anni impiegati all’università, non riesce a concretizzare la sua unica vera passione che è la scrittura e non riesce a trovare un lavoro che gli possa dare da vivere in modo dignitoso. Si sente un fallito, un derelitto, sente costantemente su di sé la pressione dei genitori. 

Scrissi e provai a rendere ogni virgola uno schiaffo e ogni punto un pugno.

Alessio Forgione con questo romanzo riesce a fare esattamente questo. Il suo libro è un pugno nello stomaco, uno schiaffo in pieno viso che ti scuote e ti sveglia. È un romanzo che fa male perché tutti possiamo essere Amoresano, molti di noi lo sono o lo sono stati.

Quello descritto da Forgione è quasi un male generazionale: la mancanza di lavoro e di prospettive, anni passati a studiare con davanti a sé il baratro. L’insoddisfazione, il fallimento, la volontà e il diritto di non volersi accontentare. La fame di qualcosa che sembra irraggiungibile, il crogiolarsi nella propria insoddisfazione perché non si riesce a fare altro.

Leggere “Napoli mon amour” può fare male perché è fin troppo facile specchiarsi in Amoresano, nella sua delusione e insoddisfazione. Allo stesso tempo, però, può far bene perché può scuotere e motivare a non arrendersi. 

Un romanzo dall’indubbia impronta autobiografica e dalla grande potenza, che può uccidere ma può anche salvare. 

Scrissi che quando si è insoddisfatti ma non si cambia si sta costruendo un alibi con le proprie insoddisfazioni.

Terry Longobardi