Open d’Italia: cosa ci ha insegnato

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Di Redazione Metropolitan

Field di primo piano e ottime condizioni meteo hanno regalato un buon Open… ma soprattutto hanno lasciato una lezione, utile per tutti i golfisti e per i profani dei green.

Vista dal comodo divano di casa, palleggiando fra il commento di Sky, Golf TV e RAI (per non far torto a nessuno), è stato tutto sommato un bello spot per il nostro gioco preferito… pubblico delle prime giornate a parte.
Come ha molto ben descritto la pattuglia di Metropolitan Magazine, gli spunti di riflessione nati sui green dell’Olgiata si sono sprecati ma un tema forte si è imposto, sintetizzabile in un motto: mai mollare!
Sono davvero tanti i protagonisti di questo Open che hanno vissuto la propria personale storia di redenzione.

Un austriaco tiratore

Il primo da citare è il vincitore della gara: Bernd Wiesberger.
Il nativo di Vienna, si sta riprendendo con gli interessi quello che un infortunio al polso gli ha tolto negli ultimi due anni. Conosciuto infatti per la qualità dei ferri, ha vissuto il primo vero exploit nel 2014, giocandosi l’ultimo giro del PGA Championship al Valhalla Golf con Rory Mcilroy e da allora non ha smesso di migliorare.
Purtroppo per lui, il 2018 sembrava l’anno della svolta in negativo: infortunio al polso e stop di oltre 6 mesi. Ma come detto il 2019 sta restituendo all’European Tour un grande protagonista, che sembra già in pole position per un posto in squadra per la prossima Ryder Cup.

Wiesberger Open d'Italia
Wiesberger nel finish del suo swing
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Italiani da esportazione

Sempre in tema di lezioni e di perseveranza, un grande applauso va fatto ad Andrea Pavan e Francesco Laporta.
Al di là dei rispettivi punteggi, tanto il romano del Texas, quanto il pugliese (premiato come best italian) stanno vivendo il proprio personale rientro. Entrambi hanno assaggiato una prima volta il Tour maggiore ed entrambi sono stati respinti con perdite. Prima Pavan e senza dubbio dopo Laporta, hanno colto l’occasione per fare un passo indietro e ricostruirsi prendendo nota degli errori fatti: ripresentandosi più forti di prima.

Laporta Open d'Italia
Laporta premiato come “Miglior italiano”
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Chicco

I nostri due principali alfieri (anche solo per numero di fan sul campo ed in rete) hanno vissuto un torneo non esaltante, ma anche da loro si possono trarre delle indicazioni importanti.
Francesco Molinari, dopo un 2018 al limite della perfezione, sembra avere subito più di altri lo sconquasso del calendario 2019, almeno in termini di grandi eventi.
Ma nessuna paura, gli alti e bassi fanno parte del gioco: nessuno, nemmeno gli immortali come Tiger o Nicklaus hanno tenuto un rendimento totalmente costante. Nemmeno in tempi in cui i calendari gioco erano frazioni di quello attuale. Rivederlo a breve al suo livello è quasi una certezza.

Molinari Open d'Italia
Molinari sul tee della 17
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Manassero

La nota doverosa invece è quella per Matteo Manassero.
Al di là di frettolosi o superficiali giudizi, da lasciare a chi davvero lo conosce bene e lo segue giorno per giorno, questo giovane campione deve dare un input importante a tanti golfisti della domenica.
Manassero ha compiuto l’azzardo per eccellenza del golf: ha cercato di modificare uno swing consolidato negli anni. Alcune volte va bene, altre è un disastro.
Ad oggi i risultati non si vedono e in alcuni momenti sembra che lui stesso non abbia ancora trovato un luce in fondo al tunnel. Le notizie che arrivano dall’Olgiata parlano di un nuovo allenatore e di uno staff arricchito (anche se non in via ufficiale).
Se così fosse bisogna essere ottimisti: invece di arrendersi, la nostra stella sta cercando un modo di reinventarsi, di ritrovare il suo posto nel Tour. E se questo deve passare attraverso 6 bogey in 7 buche, bhè, così sia! A noi sta solo imparare la lezione e continuare a sostenerlo come faremmo per un compagno di gioco in difficoltà.

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