Lo spettacolo commissionato da Ravenna Festival. La cantica dedicata alla speranza fra Pasolini, Joseph Beuys e Greta Thunberg
“Non v’accorgete voi che noi siam vermi / nati a formar l’angelica farfalla?”. Ma si potrebbe dire anche, parafrasando un’altra opera: “Nessuno si salva da solo”. La coralità, l’essere insieme nel cammino che dal buio del male e del caos porta alla salvezza lo si può fare solo con l’altro e mai da soli.
Un messaggio di pace e speranza che da Dante arriva a noi attraverso la cantica del Purgatorio diventata spettacolo teatrale sotto la regia di Marco Martinelli e andata in scena dal 25 giugno al 14 luglio nell’ambito di Ravenna Festival. Il capolavoro dantesco viene ripensato guardando sia alla sacra rappresentazione medievale sia, soprattutto, al teatro di massa di Majakovskij.
Ecco allora oltre mille persone, tra la gente comune, che hanno risposto alla chiamata pubblica, e hanno accettato di mettersi in gioco in questa rappresentazione collettiva, chi nei nove cori, chi fra le anime chiuse nei gironi. Almeno cento ogni sera, davanti alla tomba di Dante, con i giunchi in mano, simbolo della purezza con cui cingersi le vesti, per ascoltare un Gianni Plazzi dal marcato accento romagnolo impersonare Catone e dare inizio alla rappresentazione.
Guidati da Marco Martinelli ed Ermanna Montanari, moglie del regista e coautrice del progetto, si cammina per le strade di Ravenna, ascoltando in silenzio l’Ave Maria di Schubert cantata da un balcone.
Poi si arriva ai cancelli dei giardini della casa di riposo Garibaldi dove la scala antincendio si è trasformata nel girone delle anime, tutte donne, morte di morte violenta. La musica lugubre e le voci disperate delle vittime di ieri di oggi, da Pia de Tolomei a Giulia Ballestri, donna ravennate uccisa brutalmente dal marito il 16 settembre 2016.
“Ognuna di noi partecipanti- racconta Silvia Ceccarelli, una delle coriste di questo girone – ha portato il proprio contributo raccontando episodi di vita vissuta e ci sono state anche testimonianze drammatiche, spiazzanti, che in un primo momento mi hanno fatto avvertire un senso di estraneità. Mi dicevo: ma cosa ho a che fare io con queste donne? Io sono qui solo per fare esperienza di teatro. Poi ho capito che se ero arrivata fin lì un motivo c’era.
Il Purgatorio è un camminare insieme, a prescindere dalle esperienze personali e dalle diversità. Ed è così che alla fine c’è una vera catarsi, una guarigione dalle ferite per chi è stata vittima”.
Accompagnati da Marco ed Ermanna ci si addentra ancora di più nel giardino ed ecco un giovane Oderisi da Gubbio coi vestiti sgualciti che ride con amarezza della sua vanità di artista, mentre sui pannelli campeggiano le frasi di Joseph Beuys. Ma non mancano le citazioni di Walt Whitman, di Vladimir Majakovskij e l’omaggio a Pier Paolo Pasolini con le immagini del film Uccellacci e uccellini del 1966.
Poco distante lo sconforto di una gigantesca carta geografica dell’Italia, a testa in giù. L’Italia corrotta e sottomessa ai poteri forti. Più avanti, seguendo il sentiero, accompagnati dalla musica cupa, tombale,mistica, si incontrano Manfredi, Bonconte da Montefeltro, Marco Lombardo.
Fino a concludere la carrellata dei personaggi papa Ariano V, a cui dà voce Alessandro Argnani e il re di Francia Ugo Capeto, impersonato da Luigi Dadina, in Purgatorio per espiare il loro attaccamento ai beni materiali.
Alla fine, l’Italia del Trecento sembra uguale a quella di oggi. Violenza, arrivismo, corruzione, vanità, ieri come oggi. E quando la purificazione è ormai avvenuta e Dante si avvicina al monte del Paradiso e l’atmosfera si è alleggerita, ecco tre giovanissime adolescenti vestite come Greta Thunberg ricordare la responsabilità di ciascuno di fronte all’agonia del pianeta sfruttato senza ritegno.
A Marco ed Ermanna il merito di avere calato la Divina Commedia in un’esperienza poetica collettiva dove ogni persona è il pellegrino Dante. Dove si fa teatro insieme, bimbi e adulti, anziani e giovani, intellettuali e gente comune, attori e principianti, grazie al potere di metamorfosi che da sempre il teatro ha.
Un progetto, quello della chiamata pubblica, che ha visto nascere quella che Ermanna ha chiamato, a fine spettacolo, “la cattedrale umana”. Prossimo appuntamento tra due anni.
Purgatorio è andato in scena tra maggio e giugno, anche a Matera, capitale europea della cultura 2019, grazie alla co-produzione Ravenna Festival-Teatro Alighieri e Fondazione Matera-Basilicata 2019.
Anna Cavallo