Roma, il Clochard Nereo è morto. Travolto e ucciso da un’auto pirata

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Di Redazione Metropolitan

Il senzatetto era molto conosciuto nella zona. Inseparabile la sua cagnolina Lilla, trovata accanto al suo corpo.

È stato travolto ed ucciso da un’auto pirata all’angolo tra Corso d’Italia e via Po il clochard Nereo Gino Murari, molto conosciuto nella zona con il nome di Verona. L’incidente è avvenuto attorno alle 4:50, all’alba.
Accanto al corpo dell’uomo settantacinquenne la sua inseparabile cagnolina Lilla, rimasta illesa e presa in carico dagli agenti della Polizia locale.

È probabile che il clochard stesse attraversando la strada in un punto senza strisce pedonali quando è stato investito.

Sono al vaglio degli inquirenti della polizia locale del Gruppo Sapienza le dinamiche dell’incidente: esaminati i filmati delle telecamere della zona e le tracce lasciate dalla vettura per risalire al pirata della strada che è fuggito senza fermarsi dopo l’impatto mortale.

Corso d’Italia, a Roma. Credits: wikipedia

Il clochard era una presenza fissa della zona, seduto sempre all’angolo tra Corso d’Italia e via Campania, oppure all’angolo con via Po, a seconda di dove girasse il vento, con la sua cagnolina Lilla accucciata ai suoi piedi.
La sua occupazione principale era quella di leggere libri, spesso romanzi o gialli, e a chi gli chiedeva come mai avesse scelto di passare le notti al freddo rispondeva: “Ho lavorato in Russia, sono abituato al freddo”.

credits: roma.corriere.it

La cagnolina è rimasta a vegliare il corpo senza vita del suo padrone ed è stata poi affidata ai veterinari del Servizio Comunale e portata al canile della Muratella.

A due passi dal marciapiede dove Nereo viveva con Lilla, lavora Cristiana, che sottolinea il grande senso di dignità e la sensibilità che contraddistinguevano la personalità del clochard: “Sono sconvolta da quanto successo, era una persona speciale, viveva la strada in maniera dignitosissima, senza mai chiedere niente a nessuno”.

Nereo passava le giornate leggendo libri, qui sotto questo giaciglio vicino al bar. Ogni mattina portavo da mangiare a lui e a Lilla. Una volta un cornetto per fare la colazione, una volta un pasto caldo. Lui accettava sempre dignitosamente, ringraziandomi ogni giorno soprattutto per la compagnia che gli facevo. Con lui parlavamo di tutto”.

Lo ricorda ancora così Cristiana: “Da quanto mi aveva raccontato diverse volte, in Veneto aveva dei familiari che lo avevano più volte provato a convincere a tornare da loro. Lui però aveva deciso di vivere la strada e lo faceva senza piagnistei o rimorsi, semplicemente viveva alla giornata passando molte ore immerso nella lettura”.

Anche L’edicolante Giovanni lo ricorda con affetto: “Passava molte ore a leggere giornali e romanzi che molti di noi gli abbiamo regalato. Un vero e proprio signore, così tanto da trovarci a volte il caffè pagato al bar quando aveva del denaro”.

La salma dell’uomo è stata trasferita all’istituto di medicina legale della Sapienza dove è stata disposta l’autopsia.

Francesca Ricciuti