A Roma i rifugiati in corteo insieme ad italiani e movimenti per la casa contro gli sgomberi

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Di Redazione Metropolitan

Il governo sembra voler trovare una soluzione agli sgomberi dei giorni scorsi: “scriveremo nuove linee guida per effettuare gli sgomberi ordinati dai giudici e le invieremo a tutti i prefetti d’Italia”

Si è svolta ieri a Roma la manifestazione, “Stop Sgomberi”, voluta dagli sgomberati i giorni scorsi da un palazzo occupato di Piazza Indipendenza (via Curtatone) a Roma e dai movimenti a tutela della casa e dei rifugiati. Dopo che la Capitale è stata invasa da vere e proprie scene di guerriglia, tra stranieri che defenestravano bombole del gas e agenti che rispondevano con manganelli e idranti per riportare calma e sicurezza (da ricordare però anche l’esemplare carezza che un agente armato ha indirizzato ad una donna etiope disperata), in tantissimi sono gli occupanti rimasti senza alcuna collocazione.

Proprio per portare sotto gli occhi di tutti tale situazione (a dire il vero non sempre connotata da legalità in quanto diversi occupanti non sono richiedenti asilo ma solo infiltrati senza alcun diritto di ricevere la stessa assistenza riservata ai primi), in 5.000 hanno chiesto ieri al Comune, alla Regione, al Prefetto e alla Questura di organizzare un incontro per trovare e vagliare tutte le soluzioni possibili.

Con la manifestazione di oggi vogliamo denunciare che siamo stanchi di questi sgomberi che andavano concordati e continuano a non esserlo, chiediamo un tavolo istituzionale con Comune, Regione, Prefettura e Questura per trovare una soluzione” – afferma Luciano dei ‘Movimenti di lotta per l’abitare’.

Durante tutto il corteo è stato messo in atto un piano di sicurezza per scongiurare altri scontri violenti, sono state chiuse diverse strade attorno alla zona, per evitare deviazioni o l’entrata di gente venuta solo per creare scompiglio.

Gli sgomberi decretati dall’autorità giudiziaria a seguito dell’ennesima denuncia dei proprietari del palazzo hanno portato anche la Santa Sede a pronunciarsi sui fatti: “Violenza inaccettabile […] quelle immagini non possono che provocare sconcerto e dolore, soprattutto per la violenza che si è manifestata” – ha denunciato il Cardinale Parolin.

Gli sgomberi hanno però consentito agli inquirenti anche di verificare quello che purtroppo già temevano e che non è raro riscontrare in casi simili. Sembra che l’occupazione fosse gestita da un vero e proprio racket che decideva di poteva abitare nel palazzo, riscuotendo anche denaro, illegalmente. Vi sarebbe quindi la mano della criminalità organizzata dietro l’occupazione del palazzo di via Curtatone, tanto che gli inquirenti hanno aperto un fascicolo.

La Procura sta inoltre indagando anche per l’infiltrazione dei movimenti per la casa, che sarebbero responsabili della situazione creatasi, come del rifiuto dei rifugiati di accettare gli alloggi alternativi proposti a chi ne aveva diritto.

Anche il governo è intervenuto per risolvere la situazione e per evitare che in futuro se ne verifichino altre.
Mai più rifugiati buttati fuori da palazzi occupati abusivamente se prima non è stata garantita loro una sistemazione alternativa” – sono queste le parole riportate da “La Repubblica” e “Il Messaggero” e provenienti da una fonte attendibile del Viminale.

La prossima settimana scriveremo nuove linee guida per effettuare gli sgomberi ordinati dai giudici e le invieremo a tutti i prefetti d’Italia. Tra le disposizioni ci sarà sicuramente quella di non autorizzarli se prima non è stata concordata una sistemazione dove alloggiare per chi ne ha diritto”.

Il problema più importante e di maggiore interesse per i rifugiati, ma anche la per il decoro e la sicurezza della città, è dare un posto dove i primi (solo coloro che ne hanno diritto) possano dormire e stare al sicuro e tale pianificazione deve precedere le attività (totalmente lecite) di sgombero imposte dall’autorità giudiziaria. Se ciò non avviene, come si è verificato a Roma, il risultato è lo scempio avvenuto l’altro ieri, qualcosa di assolutamente inaccettabile per un paese civile.

Lorenzo Maria Lucarelli