The Mule – Un ultimo viaggio, Clint

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Di Redazione Metropolitan

“Ho comprato tutto, ma il tempo… il tempo è l’unica cosa che non si può comprare.”

Earl Stone ha il volto scavato dal tempo. Per tutta la vita si è dedicato solo al lavoro, è un reduce di guerra e per decenni è stato un’imprenditore di successo. Un giorno però, ad 87 anni, Earl si volta indietro a tirare le somme di ciò che gli è rimasto. L’azienda è fallita, la banca gli ha pignorato la casa, la sua famiglia lo ha abbandonato. I lunghi viaggi, le notti trascorse lontano dal suo letto hanno inaridito gli affetti, i legami si sono spezzati e lui è rimasto solo.

Tutto ciò che aveva si è sciolto come neve al sole. Earl Stone ha un conto aperto con la vita e ha deciso di andare personalmente a riscuoterlo. Corriere per il cartello di Sinaloa, ogni mese trasporta centinaia di chili di cocaina da El Paso a Chicago e con i soldi guadagnati cerca disperatamente di ricucire i rapporti con le persone che ha amato.

Clint Eastwood torna davanti la macchina da presa a oltre dieci anni da Gran Torino. Earl Stone è l’alter-ego di Leo Sharp (che nel 2011 raccontò la sua storia a Sam Dolnik del New York Times) ma anche e soprattutto del regista che, a quasi 90 anni, ritorna a dirigere ed interpretare un film meraviglioso. La storia di Stone è un percorso di redenzione, il miserabile tentativo di un vecchio di nuotare controcorrente nell’impetuoso fiume del tempo.

Ovviamente The Mule non è un film perfetto. Non avrà una sceneggiatura solida e dei dialoghi graffianti e acuti come quelli dei suoi capolavori. È anche vero che l’attenzione dedicata alla linea narrativa principale (quella che ruota attorno al protagonista) rende piatta e quasi inutile la seconda linea narrativa (che racconta i tentativi della polizia di arrestarlo). Ma la complessità, le contraddizioni e la poesia che convivono nel personaggio di Stone, lo rendono uno dei più profondi dell’intera filmografia del regista statunitense.

Arriverà il giorno in cui Clint Eastwood avrà il riconoscimento che si merita. Il giorno in cui si smetterà di definirlo con sterili etichette: “conservatore”, “repubblicano”, “fascista”. Il giorno in cui lo si riconoscerà per quello che è stato e per quello che è, uno dei più grandi geni del nostro tempo. The Mule è il suo testamento artistico, la summa del suo percorso creativo e spirituale, un monolite lasciato sulla strada delle nostre vite per ricordarci che i soldi e il successo non contano nulla se non c’è l’amore.

Un ultimo viaggio Clint, ancora una volta. Solo una.